Fuori dal coro dei crucifige

Perché secondo Vittorio Feltri Bossetti deve essere assolto

Perché secondo Vittorio Feltri Bossetti deve essere assolto
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Tra le voci fuori dal coro dei crucifige nei confronti di Massimo Bossetti, accusato dalla procura di Bergamo di essere l’assassino di Yara Gambirasio, c’è quella di Vittorio Feltri. Negli ultimi interventi sull’argomento, il noto giornalista bergamasco ha espresso molti dubbi sia sui risultati dell’inchiesta sia su come è stato condotto il processo in tribunale e, prima ancora, sulla stampa. Sabato scorso, sul quotidiano Libero di cui è stato fondatore, Feltri ha scritto un nuovo articolo nel quale riassume tutte le sue perplessità, arrivando a sostenere che la cosiddetta “prova regina”, ossia il Dna del muratore trovato sugli slip della ragazzina di Brembate Sopra, sia in realtà una “provetta”, un semplice indizio che non dimostra affatto con certezza la colpevolezza di Bossetti. Infine, Feltri denuncia - lo aveva già accennato in altri articoli - il trattamento disumano e vergognoso riservato ai bambini del muratore. Vale la pena leggerlo.

 

Vittorio Feltri per Libero Quotidiano

Processo Bossetti, delitto Yara, Brembate, provincia di Bergamo. Siamo alle ultime fasi concitate. Venerdì, la pm Letizia Ruggeri dopo mesi e mesi di udienze si è lanciata in una requisitoria di otto ore senza terminarla. Ha bisogno di parlare ancora a lungo per chiedere la condanna all'ergastolo dello strambo imputato. Una condanna che dal giorno dell'arresto del muratore è considerata sicura, scontata.

Ovvio. Sul cadavere della vittima è stato trovato il Dna dell' accusato, un frammento minuscolo che è servito, a seguito di una indagine controversa, a inchiodarlo. Già. Il Dna ormai è considerato un dogma e nessuno si sogna di contestarlo. Davanti alla scienza chi osa eccepire? Siamo tutti soggiogati dal potere delle provette, che dicono sempre la verità. Non ci passa per la testa che se la scienza è (forse) esatta, chi la maneggia rischia di sbagliare. Nel caso di specie, l' esame di laboratorio non si può ripetere per insufficienza quantitativa del materiale disponibile. Bisogna accettarne il primo e unico risultato che incastra Bossetti.

Ma se una analisi non è replicabile, come si fa a dire che è decisiva? Dobbiamo ritenerla esatta perché abbiamo fiducia in chi l'ha eseguita? Assurdo. Non ha valore di prova un accertamento che non consenta una controprova. Al massimo trattasi di indizio, peraltro fragile.

Ma non è questo il punto fondamentale, a nostro parere. La requisitoria della pm, dettagliata e sicuramente pronunciata in buona fede, è lacunosa e per nulla convincente. Non risponde a quesiti importanti. Yara sarebbe stata prelevata da Bossetti davanti alla palestra dove si era recata a tarda sera. Domanda: come si spiega il fatto che ella sia salita sul furgone del carpentiere senza opporre resistenza, senza gridare, senza attirare l' attenzione di alcuno nella zona che data l'ora non poteva essere deserta? Conosceva il suo adescatore e quindi ha acconsentito di buon grado ad essere ospitata a bordo del camioncino? Ipotesi da non scartare a priori. Se le cose stanno così vuol dire che i due non erano estranei l'uno all' altra. Si erano già incontrati e avevano stretto una sorta di amicizia? Se diamo per buona la congettura, va da sé che qualche traccia delle loro frequentazioni dovrebbe trovarsi. Invece non si trova: non una telefonata, non un sms.

Ergo si conclude che tra l' uomo e l' adolescente non vi erano rapporti tali da indurre lei a non rifiutare un passaggio sull'autocarro Iveco, che non è suggestivo quanto una Jaguar. Chiaro fin qui?

Ciò detto, come si giustifica che Bossetti sia riuscito da solo a caricare la fanciulla con la forza sul proprio mezzo e a condurla in un campo (percorrendo vari chilometri) evitando una sua ribellione difficilmente contenibile, posto che egli era intento alla guida? Il muratore era un muratore, non un incantatore di serpenti o un seduttore irresistibile. Questi aspetti del problema sono stati trascurati dalla dottoressa Ruggeri.

Quindi si apre un buco logico che fa traballare l'intero impianto accusatorio basato soltanto sul Dna e su ragionamenti non strampalati, ma non supportati da elementi probatori persuasivi. La pm non ha riflettuto che omicidi di questo tipo normalmente sono commessi da un gruppo e non da un singolo individuo? Per bloccare e caricare un ragazza atletica (non una bimba) serve essere almeno in tre persone, presumendo che una stia al volante e altre due la immobilizzino. Altrimenti l'impresa criminale è irrealizzabile. Se poi si tiene conto che Yara è stata trascinata in campagna, seviziata e uccisa da un uomo, è fatale chiedersi come questo sia accaduto. Una fanciulla non è un pupazzo che porti di qua e di là per i fatti tuoi quasi che fosse una bambola.

Tutti interrogativi sui cui la requisitoria sorvola, preferendo addentrarsi in questioni riguardanti la famiglia del presunto assassino, la propensione di questi a mentire, il suo carattere bizzarro, come se vi fosse una stretta attinenza tra il comportamento abituale di un soggetto e la morte violenta di una ragazzina perbene e dall'esistenza impeccabile.

Faccio poi notare che la pm ha sostenuto un concetto stravagante: Bossetti al momento di essere arrestato nel cantiere

 

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