Molti gli esposti

Perquisizioni anche a Bergamo per la band P38-La Gang, indagata per istigazione a delinquere

Il gruppo, che inneggia alle Brigate Rosse, aveva già scatenato le polemiche quando si era esibito al Pacì Paciana la scorsa primavera

Perquisizioni anche a Bergamo per la band P38-La Gang, indagata per istigazione a delinquere
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Questa mattina, venerdì 25 novembre, le perquisizioni dei Carabinieri ai quattro membri della P38-La Gang hanno toccato anche Bergamo, dove è stato sequestrato del materiale informatico. Lo riferisce il Corriere Bergamo. Altre perquisizioni sono già state eseguite a Torino, Bologna e Nuoro. Questo perché i membri della band musicale P38-La Gang, che si autodefinisce un «collettivo musicale artistico insurrezionale», sono indagati dalla procura di Torino per istigazione a delinquere.

Le polemiche a Bergamo

La scorsa primavera a Bergamo, il gruppo accese la scintilla delle polemiche, alimentate soprattutto dal leghista Belotti, in occasione della propria esibizione al Pacì Paciana sotto il titolo di "Nuove Br tour". La simbologia che li accompagna è un chiaro e continuo riferimento alle Brigate Rosse, le cui bandiere vennero portate sul palco di Bergamo così come succede sempre nelle loro esibizioni.

Anche i testi rievocano alla storia, agli attentati e alle vittime del gruppo terroristico, come Renault, titolo e testo che rimanda all’auto in cui venne ritrovato il cadavere di Aldo Moro e a tutta la vicenda del rapimento con riferimenti e provocazioni a politici tra passato e presente. A questo si aggiungono il logo del gruppo, costituito da una stella a cinque punte, che richiama quella dei brigatisti, e il nome della band, che è anche quello della pistola divenuta il simbolo degli anni di piombo.

L'inchiesta

L'inchiesta di Torino, coordinata dal sostituto procuratore Enzo Bucarelli, risale al dicembre scorso, ma è emersa nel maggio di quest'anno in seguito a un esposto presentato da Bruno D'Alfonso, il figlio di Giovanni, il carabiniere di 44 anni ucciso dalle Brigate Rosse il 5 giugno 1975 in un conflitto a fuoco alla Cascina Spiotta, nell'Alessandrino, durante la liberazione dell'industriale Vittorio Vallarino Gancia. Nel mirino degli inquirenti sono finiti i testi delle canzoni che la band presentava sui palchi di piazze e locali italiani. In precedenza, numerosi erano già stati gli esposti e tra questi c'erano anche quelli di Maria Fida, figlia di Aldo Moro, il presidente della Dc rapito e assassinato dai brigatisti in relazione proprio al brano "Renault".

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