Nuovo tassello

Pedrengo, la piccola Alice al pronto soccorso con «pianto inconsolabile» un mese prima della morte

La madre Monia Bortolotti, sospetta infanticida, si era presentata al Papa Giovanni per quei lamenti impossibili da calmare

Pedrengo, la piccola Alice al pronto soccorso con «pianto inconsolabile» un mese prima della morte
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Un nuovo tassello si aggiunge al complesso caso di Monia Bortolotti, mamma 27enne di Pedrengo accusata della morte dei due figli di quattro e due mesi appena. Il dettaglio è emerso da un referto rilasciato nel pronto soccorso del Papa Giovanni XXIII, datato 11 ottobre 2021. Due parole, che potrebbero essere - per gli inquirenti - la prova del movente della donna: «pianto inconsolabile».

In quell'occasione - come riporta Corriere Bergamo -, la 27enne (forse in preda all'ansia) aveva portato la bambina al pronto soccorso proprio per via di quel pianto che non riusciva in nessun modo a calmare. Gli esami effettuati sulla neonata non avevano rilevato problemi di sorta, eccezion fatta per - appunto - quei lamenti inconsolabili scritti nero su bianco sul referto.

In ospedale ha stretto forte Mattia per farlo smettere di piangere

Per gli inquirenti, questa insofferenza al pianto dei suoi bambini potrebbe essere la chiave. Dopo la morte della piccola Alice (forse soffocata da un cuscino, dice chi di dovere, ma effettivamente non esiste un riscontro medicolegale) e la nascita di Mattia, per i familiari le sue difficoltà nel ruolo di madre dovevano essere sembrate evidenti. Tanto che la 27enne pare non rimanesse mai sola in casa, tranne in due occasioni: il 14 settembre 2022 e il 25 ottobre dello stesso anno.

La prima coincide con il ricovero in ospedale, durato un mese, del neonato, che andò in apnea durante una poppata. Ed è proprio da quel periodo che emerge un dettaglio inquietante, forse in qualche modo legato al primo referto del 2021 e all'insofferenza della donna nei confronti dei normali lamenti dei bambini: durante il ricovero, infatti, pare che Bortolotti avesse tentato di far smette il piccolo Mattia di piangere abbracciandolo forte, prima che intervenisse un'infermiera.

Il gesto potrebbe trovare una certa corrispondenza anche nel risultato dell'autopsia effettuata sul corpicino del piccolo: «asfissia meccanica acuta da compressione del torace». Anche quel giorno la donna rimase sola, mentendo sulla visita di un'amica che, invece, non ricevette mai.

Proprio grazie al racconto delle amiche è stato possibile tracciare anche un profilo della donna: ex orfana di Calcutta, legata al padre adottivo ma con un rapporto burrascoso con la madre. Aveva studiato, per qualche anno, Psicologia all'Università. Appassionata di danza e violino, è stata descritta come una persona sensibile e affettuosa, oltre che con intelligenza e capacità di linguaggio superiori alla media.

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