Piazza Brembana, per il crollo della strada c’è il sequestro penale
L’autorità giudiziaria vuole chiarire responsabilità dirette in quella che non è una frana ma un cedimento strutturale
I fatti risalgono alla serata di lunedì 25 novembre, quando in pieno centro a Piazza Brembana è crollato un lungo tratto di via Locatelli, la strada “sopraelevata” che sale (o meglio saliva) dall’area della stazione Sab (ex ferrovia) al centro del paese. Ora la notizia che l’inchiesta non è più soltanto amministrativa, ma addirittura penale, con l’autorità giudiziaria che vuole chiarire responsabilità dirette in quella che non è una frana (quella sera in Valle Brembana imperversava una forte pioggia) ma un cedimento strutturale, che sembrerebbe aver riguardato in particolare un tratto relativamente recente del muro di sostegno della carreggiata, mentre quello che risale addirittura ad un secolo fa è visibilmente intatto. Lunedì 13 gennaio lungo le recinzioni che chiudono il transito lungo via Locatelli, sono stati affissi gli avvisi, con data 12 gennaio, da parte dei Carabinieri della locale Stazione che segnalano come l’area sia sottoposta a sequestro penale.
Soluzione non rapida. L’attesa di quanti speravano in una veloce soluzione del problema (che di fatto taglia in due la circolazione del paese della Valle Brembana) andrà sicuramente delusa, in quanto il sequestro penale dell’area impedisce a chiunque di avviare una qualsiasi opera seppur parziale, in primis a Comune, guidato dal sindaco Stefano Ambrosioni eletto la scorsa primavera, Comunità Montana (è dichiarato inagibile anche lo stabile dell’ex Consorzio che si affaccia su via Locatelli) e Regione Lombardia, che aveva effettuato tempestivi sopralluoghi ed ipotizzato interventi legati alla “somma urgenza”.
Limitazioni alle attività. Oltre a servizi pubblici, residenti e turisti, a lamentare forti limitazioni alla propria attività è anche l’Alimentari Boffelli di Andrea Calvi, storico negozio che si affaccia su via Locatelli, che si trova ora, di fatto, in un vicolo cieco, con limiti evidenti nel carico/scarico delle merci e, soprattutto, nella possibilità di essere raggiunto dalla normale clientela, neppure a piedi, se non con penalizzanti percorsi alternativi. E in attesa dei tempi della giustizia e della burocrazia (di norma non certo celeri) l’Alta Valle Brembana resta in agonia.