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Più di settanta i soccorritori per far uscire Ottavia Piana dall'abisso di Fonteno

È rimasta due giorni sottoterra, gran parte dei quali in una barella, ma ora è fuori e i soccorritori si scambiano abbracci e sorrisi. L'incontro con il fratello Lorenzo

Più di settanta i soccorritori per far uscire Ottavia Piana dall'abisso di Fonteno
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Ha passato più di due giorni sottoterra, gran parte dei quali chiusa in una barella, ma da ieri pomeriggio, martedì 4 luglio, verso le 13.30 la speleologa Ottavia Piana è fuori. Ad accoglierla c'era il fratello Lorenzo e i numerosi volontari che si sono occupati del soccorso e che hanno festeggiato la buona riuscita delle operazioni con abbracci e sorrisi liberatori.

Una zona isolata

Tutto è iniziato quando, verso le 15 di domenica 2 luglio, un masso è finito sul ginocchio della speleologa di Adro. La 31enne e i gli amici che si sono calati con lei hanno capito che non avrebbe potuto continuare e che non si sarebbe potuta muovere da sola. La macchina dei soccorsi è potuta partire solo alle 18, perché per dare l'allarme è stato necessario per i suoi compagni uscire dalla grotta e poi affrontare una parte della mulattiera che conduce alla Bueno Fonteno, sperando di riuscire a prendere campo il prima possibile. La zona infatti non è facile da raggiungere e isolata.

70 soccorritori da tutta Italia

Nel complesso, sono stati più di settanta soccorritori del Cnsas - Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico che hanno collaborato per la buona riuscita dell’intervento, ininterrottamente da domenica scorsa fino al primo pomeriggiodi ieri, martedì 4 luglio. Erano presenti tecnici provenienti anche dalle Delegazioni Cnsas di Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Trentino e Alto Adige, che hanno supportato i colleghi lombardi della IX Delegazione da subito.

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Un vero e proprio lavoro di squadra al quale hanno partecipato anche la componente alpina della VI Delegazione Orobica, che ha organizzato gli spostamenti delle squadre dal campo base verso la grotta e, in accordo con la Sala Operativa Regionale Alpina di Areu e con la Aat di Bergamo ha fatto in modo che la speleologa infortunata ricevesse i farmaci necessari per la permanenza in grotta.

L’incontro con il fratello Lorenzo

Il fratello Lorenzo ha aspettato Ottavia per ore. Quando la speleologa è uscita, il sorriso liberatorio di entrambi ha sciolto definitivamente la paura che qualcosa potesse andare storto. «Era tranquilla e serena, l’ho vista sollevata», racconta Lorenzo, che ha fatto più volte la spola tra Fonteno e Adro, paese d’origine della famiglia.

Il trasporto in elicottero

Non appena la barella è uscita dalla grotta, i tecnici alpini hanno gestito il trasferimento verso il punto in cui l’infortunata è stata issata a bordo dell'elicottero di Areu di Bergamo con il verricello. Nelle ore precedenti, avevano predisposto con i Vigili del fuoco il sito per l'atterraggio e valutato anche un piano alternativo, qualora le condizioni meteorologiche non avessero consentito all’elicottero di arrivare in zona. Un dispiegamento di forze non indifferente, tanto che la stessa speleologa, come riportato da diverse testate, avrebbe detto: «Ho fatto un guaio, questa volta l'ho combinata grossa».

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