Polemiche per lo sciopero del pubblico impiego, i sindacati: «Colpa di chi non si confronta»
Cgil, Cisl e Uil protesteranno contro una legge di bilancio che non prevede risorse sufficienti per il rinnovo dei contratti. Molte persone, soprattutto chi ha visto il proprio reddito dimezzarsi (a differenza dei dipendenti pubblici), hanno giudicato la scelta inopportuna
Nessuna contrazione del reddito nel 2020, nonostante la crisi economica generata dalla pandemia. Pressoché nulli i timori di possibili ripercussioni sul piano occupazionale nel prossimo futuro. Eppure mercoledì 9 dicembre i sindacati hanno indetto lo sciopero generale di categoria per i dipendenti pubblici. Sia chiaro, il diritto allo sciopero è sacrosanto, ma in molti, soprattutto chi ha visto le proprie entrate dimezzarsi se non azzerarsi e chi teme il licenziamento, hanno giudicato inopportuna la mobilitazione indetta da Cgil, Cisl e Uil per protestare contro una legge di bilancio che non prevede risorse sufficienti per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, sanità compresa. Contratti che aspettano di essere rinnovati da anni e per i quali, stando alle stime dei sindacati, servirebbe almeno un miliardo, ossia 600 milioni in più di quanto stanziato.
Lo sciopero ha suscitato un’onda di polemiche, che il segretario generale provinciale della Cisl Fp Angelo Murabito prova a smorzare spiegando i motivi alla base della protesta.
«Dopo aver letto la lettera della Ministra Fabiana Dadone si rileva che parlare d’innovazione e nuove competenze per la pubblica amministrazione senza creare delle reali opportunità di cambiamento può tradursi in un mero slogan – si legge in un comunicato -. Serve un piano di assunzioni e una concreta prospettiva di stabilizzazione dei precari perché altrimenti la pubblica amministrazione non coglierà le sfide del Recovery Fund e neanche la possibilità di strutturare una rete di welfare per proteggere il paese. La Ministra deve comprendere che il sindacato è pilastro dell’organizzazione sociale del Paese, e se da un anno si chiede di essere convocati per il contratto per le assunzioni e per la sicurezza e questo non accade, la responsabilità non è di chi protesta, ma di chi non accetta il confronto».