Pestaggio della Polizia ai tifosi Mille versioni e nessuna verità
«Fa strano sentire tutti quelli che ci hanno sempre etichettati come dei delinquenti chiedere ora giustizia e verità. Sarà la campagna elettorale, boh. Ma ben venga anche il supporto dei politici in questo momento». Lo dice senza sorridere F., abbonato in Curva Nord da una vita. Lo dice con la consapevolezza di chi sa bene che, certe battaglie, le devi affrontare con gli alleati giusti. Sentire dunque il sindaco Giorgio Gori, ma anche politici di destra (Daniele Belotti della Lega e Alessandra Gallone di Forza Italia), di sinistra (Elena Carnevali, Maurizio Martina e Antonio Misiani del Pd) e dei Cinque Stelle (Dario Violi), schierarsi tutti con i tifosi atalantini nella richiesta di chiarezza su quanto accaduto a circa cinquecento metri dal casello di Firenze Sud nella notte tra mercoledì 27 e giovedì 28 febbraio fa piacere. Lascia acceso un barlume di speranza sul fatto che la verità possa veramente venire a galla.
Una sola domanda: perché? Ovviamente nessun politico (Belotti escluso, ma per storia “atalantina” personale non c’erano dubbi) si è sbilanciato eccessivamente. Tutti hanno democristianamente rimarcato di avere comunque «massima fiducia nelle forze dell’ordine». Eppure quelle testimonianze, quelle foto e quei video circolati nei giorni successivi al fattaccio, almeno una verità la raccontano: i poliziotti hanno menato. Hanno fatto «girare i manganelli», come ha più volte detto Otello Lafalce, 62 anni, autista del pullman su cui viaggiava il “direttivo” della Nord, quello sul quale i celerini avrebbero usato maggiore violenza. La domanda, anche a distanza di oltre una settimana, resta sempre quella: perché? Ed è francamente preoccupante che una risposta ancora non ci sia.
Una, nessuna, mille versioni. A lasciare basiti è che dalla Questura di Firenze siano giunte, di giorno in giorno, voci e versioni sempre diverse, ovviamente opposte a quella (unanime, invece) fornita dai tifosi nerazzurri, che racconta di un’aggressione gratuita e priva di fondamento. I tifosi hanno rotto il freno a mano del bus per farlo fermare; anzi no, avrebbero detto all’autista di accelerare per seminare la scorta; in realtà avrebbero proprio fermato il pullman e sarebbero scesi in strada armati, pronti ad aggredire le forze dell’ordine; no, l’obiettivo dell’aggressione erano degli ultrà della Fiorentina presenti nel piazzale del McDonald’s dall’altra parte della carreggiata. Per ogni versione che giungeva da Firenze, però, c’era un video o una foto a smentirla. È praticamente certo, ad esempio, che nessun nerazzurro sia sceso dal pullman prima dell’arrivo della Polizia. La Questura toscana ha parlato anche di bastoni e aste sequestrate, ma non ce ne sarebbe traccia (sembra che siano state prelevate solo una cintura, i martelletti frangivetro del pullman e le aste di alcuni striscioni). Ma a smentire nettamente queste ricostruzioni sono stati soprattutto gli autisti dei primi due pullman su cui viaggiavano i tifosi, ovvero Lafalce e Massimiliano Dieni, anche titolare della World Travel, azienda di Pioltello che dall’anno scorso “accompagna” in trasferta buona parte dei tifosi dell’Atalanta. In numerose interviste, entrambi hanno sottolineato come siano state le forze dell’ordine a picchiare e fare danni (ingenti) ai mezzi. «Stavolta i vandali non erano i tifosi», ha detto Dieni al Corriere Bergamo.
Il caso della Digos bergamasca. Insomma, che qualcosa non torni è evidente. Forse la risposta a tutte le domande è contenuta nell’informativa della Digos fiorentina, che però al momento è in mano soltanto ai vertici della Sicurezza fiorentini e al procuratore Giuseppe Creazzo, lo stesso che ha aperto un fascicolo d’indagine contro ignoti (ma come, non sono mica stati identificati 130 tifosi atalantini dopo i presunti scontri?) per i reati di lesioni, violenza e resistenza a pubblici ufficiali. Qualche informazione, però, è già trapelata. Si è ad esempio scoperto che la “squadra tifoseria” della Digos di Bergamo, che ormai da anni viaggia in trasferta insieme ai nerazzurri proprio per monitorare la situazione, non era presente sul bus del...