Poste Italiane si propone per la distribuzione dei vaccini anti-Covid: «Con quale personale?»
Secondo la Cisl la proposta «cozza con la situazione organizzativa dell’azienda». Solo a Bergamo, in meno di un anno, hanno smesso di lavorare 140 dipendenti che non sono stati ancora rimpiazzati
Giuseppe Lasco, condirettore generale di Poste Italiane, nella giornata di giovedì 4 febbraio si è ufficialmente candidato per collaborare nel trasporto dei vaccini per la campagna vaccinale di massa, mettendo a disposizione del Governo «la flotta di terra più grande d’Italia, una compagnia aerea cargo, 12.800 uffici postali, 27 mila portalettere pronti per consegnare tutti i vaccini in ogni angolo del Paese».
Una proposta lodevole, in un momento di emergenza per l’intera nazione. Ma che suscita ben più di una domanda. «Con quale personale? – si chiede Rossana Pepe, segretaria generale di Slp Cisl Bergamo - Con quali mezzi? Magari a discapito della consegna della posta e del trasporto della corrispondenza e dei pacchi?».
«Ben venga la richiesta di status prioritario per impiegati e portalettere – prosegue la sindacalista -. I nostri lavoratori non si sono mai fermati, neanche nei momenti più critici dell’epidemia. A Bergamo specialmente, tra marzo e maggio giravano soltanto ambulanze e postini, mentre gli uffici sono sempre rimasti aperti per non far mancare il servizio ai cittadini».
Secondo Rossana Pepe ritenere che la struttura di Poste Italiane possa accollarsi anche la distribuzione capillare del vaccino «cozza con la situazione organizzativa dell’azienda. Solo a Bergamo, in meno di un anno, abbiamo perso 140 dipendenti che non sono stati ancora rimpiazzati».
Da qui i dubbi sulla possibile organizzazione di questo servizio, senza pregiudicare le normali attività svolte. «Mi sembra improbabile che i mezzi utilizzati per trasportare corrispondenza e pacchi possano essere adibiti per i vaccini, che devono avere condizioni di trasporto e conservazione particolari – conclude la sindacalista -. Mi auguro che Poste voglia attrezzarsi per risolvere prima i problemi di pianta organica per i compiti statutari, poi pensare a rendersi disponibile per altri incarichi».