«Ora regna il silenzio»

«Pregate se volete salvarvi» La studentessa bergamasca a Nizza

«Pregate se volete salvarvi» La studentessa bergamasca a Nizza
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«Giovedì sera, durante la festa per l’anniversario della Presa della Bastiglia, stavo guardando i fuochi d’artificio con due amiche di Firenze. Una volta finiti abbiamo deciso di andare in spiaggia, dove però non c’era molto da fare. Siamo quindi tornate sulla Promenade des Angles, dove ci siamo dirette verso il Negresco. Ad un certo punto ho visto in lontananza arrivare un camion. Ho sentito degli spari e delle sgommate. La gente ha iniziato a correre verso di noi che, prese dal panico, siamo scappate in una via secondaria. Anche lì la gente correva. Correvano tutti, anche bambini e persone anziane. Cadevano a terra e venivano calpestati da altre persone. Tutti si rifugiavano in bar e ristoranti, rovesciando tavoli e sedie. Noi non ci siamo fermate». Poi la salvezza: «Due ragazze hanno aperto il portone di un palazzo grazie ad un codice. Siamo riuscite a entrare anche noi. A quel punto le lacrime sono scese, abbiamo subito chiamato i nostri genitori per dire che stavamo bene, ma non avevamo ancora realizzato ciò che era successo».

 

Beatrice Motta

[Beatrice Motta (a sinistra) e le sue amiche Silvia e Sara Panchetti]

 

«Pregate se volete salvarvi». Così la strage di Nizza è stata raccontata a Bergamo Post da Beatrice Motta, studentessa bergamasca che si trova nella città francese da due settimane per uno stage linguistico. «Nel palazzo abbiamo incontrato una signora, ci ha detto di pregare perché sarebbe stato l’unico modo per salvarci. Fortunatamente siamo riuscite a contattare la famiglia che ci ospita e in meno di un’ora siamo tornate a casa». Tante le sensazioni dopo una serata così: «È stata una situazione surreale. Vedere certe cose al telegiornale o su internet non è come viverle in prima persona. C’è gente che dice di capire come ci sentiamo io e le mie amiche (le sorelle e studentesse di Firenze, Silvia e Sara Panchetti, ndr), ma le immagini orribili di giovedì sera non raccontano tutto. Noi c'eravamo, è stato terribile».

 

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Quel che rimane. Ora la città regina della Costa Azzurra sta cercando, faticosamente e molto lentamente, di tornare alla normalità, o quantomeno a una parvenza di quotidianità. La gente, nel pomeriggio di venerdì 15 luglio, ha ricominciato a popolare le strade, nonostante la via della strage sia ancora chiusa al pubblico. Le forze dell'ordine, infatti, dopo aver rimosso i corpi delle 84 vittime non sono ancora riusciti a raccogliere tutti i frammenti di vita rimasti sull'asfalto: borse, scarpe, cellulari, occhiali. Silenziose testimonianze di ciò che è accaduto e del terrore che ha causato. Anche Beatrice e le sue amiche sono tornate lì, sulla Promenade des Angles: «C’erano un po’ di persone, ma anche un silenzio quasi surreale. In spiaggia, invece, il vuoto. Tutti camminano per andare ai piedi di una palma dove sono state lasciate foto, candele, fiori e peluche per i tanti bambini che hanno perso la vita in questa terribile strage». Ora due possibilità: tornare a casa o restare a Nizza. «Ho detto ai miei genitori che sarei tornata a casa, ma poi ho pensato che ormai è successo, quindi rimarrò ancora una settimana, come da programma». In ogni caso non sarà più la stessa cosa. Come per tutta Nizza, come per tutti noi.

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