Prendere due preferenze a Roma La mannaia abbatte vip e leader
Il verdetto delle preferenze elettorali è stato spietato, e conferma un fatto inconfutabile: è sempre più difficile “adescare” gli elettori con candidature pensate puramente in funzione mediatica. Basti vedere la strage dei concorrenti del Grande Fratello che si sono fatti prendere dall’ambizione della politica: Daniela Martani, ex hostess Alitalia ed ex concorrente del Grande Fratello, vegana, candidata a Roma nelle fila dei Verdi. 26 le preferenze ottenute. «Una tragedia», così l’ha definita lei stessa. Ancor più “tragico” l’esito di Roberta Beta, altra ex “gieffina”, candidata nella lista Roma Popolare a sostegno di Alfio Marchini. Per lei appena 2 preferenze. Simona Tagli, ex soubette, candidata a Milano nella lista di Fratelli d’Italia, ha “raggiunto” quota 31. E non è andata meglio ad un nome pur popolare come Giobbe Covatta: per lui a Roma la miseria di 120 preferenze.
Maria Stella Gelmini
Irene Pivetti
Matteo Salvini
Roberto Maroni
Simona Tagli
Roberta Beta
Daniela Martani
Giobbe Covatta
Ma l’analisi delle preferenze evidenza anche dinamiche che possono essere lette benissimo in chiave politica. Prendete la Lega. A Varese presentava in lista Roberto Maroni, governatore della Regione oltre che leader storico del partito. Per lui appena 328 preferenze, roba da nascondersi dalla vergogna. Ovviamente c’è chi ha rigirato subito il coltello nella ferita. È stato Marco Reguzzoni, un fedelissimo di Umberto Bossi, che Maroni ha sempre tenuto nel mirino (lo fece dimettere da capogruppo della Lega nel 2011). Questo il suo caustico commento ieri su Facebook: «Complimenti vivissimi a mia sorella Paola con 500 preferenze la più votata in Consiglio Comunale di Busto Arsizio. Il fatto che poi abbia preso 200 preferenze in più del Presidente della Regione capolista a Varese, mi fa sorridere di cuore». Il povero Maroni è infatti caduto vittima della calo imprevisto di voti della Lega salviniana. Ne sa qualcosa il segretario che a Milano, dov’era capolista, è stato umiliato da Maria Stella Gelmini (8mila preferenze contro le 12mila della capolista di Forza Italia). Numeri quasi umilianti anche per un’altra stella della prima stagione delle Lega: Irene Pivetti, già presidente della Camera, a Roma ha superato a fatica le 300 preferenze. A chiudere la tornata no della Lega i risultati di Pino Babbini e Aurelio Locatelli, rispettivamente autisti di Umberto Bossi e dello stesso Salvini: Babbini raccoglie una settantina di preferenze, Locatelli appena 14.
Rachele Mussolini
Alessandra Mussolini
Maria Fida Moro
Giuseppe Cossiga
Anche le dinastie politiche arrancano. A Roma c’era la gara tra Alessandra Mussolini in Forza Italia a sostegno di Alfio Marchini, e la sorellastra Rachele, schierata con Giorgia Meloni. Alessandra ha ottenuto 364 preferenze. Rachele si è fermata a 125. Molto peggio è andata Giuseppe Cossiga, figlio dell’ex capo dello Stato Francesco, candidato capolista a Roma per «Federazione Popolare per la libertà», ha ottenuto 24 preferenze. Un po’ meglio per la figlia di Aldo Moro, che era candidata a Roma nella lista «Democratici e popolari più Roma» per Giachetti e ha ottenuto 44 preferenze. Evidentemente il dna democristiano si è perso per strada.
Luigi Amicone
Maurizio Lupi
Matteo Forte
Roberto Formigoni
Ultimo capitolo quello che riguarda il mondo ciellino, che esce pesantemente ridimensionato proprio nella piazza storicamente più forte, Milano. La lista “centrista” di Maurizio Lupi ha ottenuto il 3 percento dei voti. Nella corsa alle preferenze il “gregario” Matteo Forte, trainato da alcuni leader del movimento, ha ottenuto 2.200 preferenze, distanziando il “capitano” Maurizio Lupi di ben 700 lunghezze. Il mezzo milione di voti di Roberto Formigoni sembra davvero lontano mille anni... In lizza, ma con Forza Italia, c’era anche un altro personaggio di spicco come l’ex direttore di Tempi Luigi Amicone. Per lui 1.500 voti e un ottavo posto molto deludente, come non ha malignamente mancato di notare il sito di riferimento del mondo ciellino, Il Sussidiario: «Su di lui c’erano grandi aspettative», scrivono sul sito, «e si pensava potesse arrivare tra i primi due più votati. Qualcuno addirittura ipotizzava per il noto giornalista un futuro da assessore alla cultura/tempo libero. Alla fine Amicone ha raccolto 1.548 preferenze che non dovrebbero essere sufficienti a farlo entrare in consiglio comunale». Sic transit gloria mundi...