altra grana divergente per il governo

Prescrizione addio. Così l’imputato potrà subire un processo infinito

Prescrizione addio. Così l’imputato potrà subire un processo infinito
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Prescrizione addio. Dal primo gennaio potrebbe cadere questo argine di garanzia grazie al quale un imputato ha diritto a un processo in tempi ragionevoli. È un principio importante perché identifica l’allungarsi di un giudizio con il venir meno da parte dello Stato dell’urgenza di punire l’eventuale comportamento scorretto di un cittadino. Come ha detto Giulia Buongiorno avvocato ed ex ministro nel governo giallo-verde, la caduta della prescrizione rappresenterebbe una catastrofe perché chiunque lavori nei tribunali sa che questa è la vera spinta che costringe la Magistratura a non rendere infiniti i processi. E quindi a non lasciare gli imputati sulla graticola. L’abolizione della prescrizione è però uno dei punti chiave della filosofia e del programma dei 5Stelle, una formazione politica da sempre vicina all’ala più giustizialista della magistratura. Nel passaggio dal governo giallo-verde a quello giallo-rosso la casella del
Ministero della Giustizia è rimasta nelle mani dei grillini, senza neppure cambio di ministro come invece avvenuto in tutti gli altri casi: Alfonso Bonafede è rimasto saldamente al suo posto.

 

Cosa prevede la riforma dei 5Stelle? Il testo prevede l’interruzione dei termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado, sia in caso di assoluzione che di condanna e, in altre parole, servirebbe a evitare che le lungaggini della Giustizia penale provochino la prescrizione dei reati, lasciando i colpevoli impuniti. Oggi la prescrizione dei reati scatta dal giorno in cui il fatto è stato commesso e non si blocca quando il giudice o il pm emettono i provvedimenti per assicurare il reo alla giustizia. In sostanza il rischio reale a cui si va incontro è quello del processo infinito, che lascia l’imputato con la spada di Damocle sulla testa per tempi che possono essere indefiniti. Una cosa tanto più rischiosa in un Paese che prevede l’obbligo dell’azione penale. Ed è doppiamente rischioso per chi deve essere giudicato da tribunali inefficienti o sotto organico. I numeri ad esempio dicono che a Catania la percentuale dei processi che finiscono in prescrizione è del 37,8% contro il 36% di Roma e il 10% di Milano. Sono numeri che dicono come il problema della prescrizione sia più che altro un problema di organizzazione della macchina della giustizia. Laddove la macchina funziona il tasso di imputati che la fanno franca grazie all’allungarsi dei tempi del processo è ridottissima.
Ma la riforma della prescrizione ha anche un risvolto politico: il Pd non vuole saperne di mettere il suo voto e così con i 5Stelle si è aperto un confronto al calor bianco che mette a rischio il governo. La visione di Di Maio e compagni sul tema non ammette mediazioni. «La riforma entra in vigore, su questo non si discute», ha tuonato il leader pentastellato. Ma non sarà un percorso semplice. Non solo il Pd, ma anche le altre forze del governo sono contrarie al provvedimento. E Italia Viva ha già fatto sapere che nel caso voterà no, al fianco di Forza Italia. E anche Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato, ha fatto capire che se non si trova la quadra «saremo costretti ad altre azioni parlamentari facendo ricorso a tutti gli strumenti possibili».

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