Affluenza al 67,4 percento

Primo round delle amministrative Quel che han detto i protagonisti

Primo round delle amministrative Quel che han detto i protagonisti
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Il primo turno di elezioni amministrative è andato, e l'unica cosa certa è che non c'è ancora nulla di certo: in tutte le principali città che si sono recate al voto domenica 5 giugno (Milano, Roma, Napoli, Torino, Bologna) non c'è stato alcun candidato che abbia sfondato il 50 percento dei consensi, che avrebbe garantito l'immediata investitura a prima cittadino. Si dovrà dunque passare per il secondo round, quello dei ballottaggi a cui accedono solo i primi due classificati, fra quindici giorni. Un po' ovunque, però, sono stati rispettati i pronostici della vigilia: a Milano lotta serrata fra Sala e Parisi, a Roma Virginia Raggi del M5S stacca tutti e va al ballottaggio con il dem Giachetti, a Napoli, Bologna e Torino sono parecchio avanti i sindaci uscenti (rispettivamente De Magistris, Merola e Fassino), anche se da questi ultimi era lecito attendersi una vittoria già dal primo turno. Politicamente, non c'è nessun vincitore ma una folta schiera di sconfitti, Berlusconi e i partiti di protesta su tutti. Buoni dati arrivano dall'affluenza, che smentisce le catastrofiche previsioni certificando che, complessivamente, il 67,42 percento degli aventi diritto si è recato alle urne: non male, considerando il solo giorno di voto e la concomitanza con il ponte vacanziero. Tutto ciò detto, ecco un focus sulle reazioni dei diretti interessati, con tutte le dichiarazioni, di circostanza e non, del caso.

 

Milano: Parisi, azioni di discredito sono sbagliate

 

Milano. Si è reso subito disponibile a microfoni e taccuini, fin dal gong delle 23, quando il distacco da Sala sembrava essere consistente, intorno ai 7-8 punti: il gaudio di Stefano Parisi, poi, è naturalmente andando in forte crescendo con il passare delle ore, trovando culmine nel momento in cui lo svantaggio dall'avversario si è ridotto a nemmeno un punto percentuale. “Sono molto contento di quello che abbiamo fatto – ha detto il candidato del centrodestra – perché solo tre mesi fa sembrava che Sala avrebbe vinto già al primo turno. Mi pare che non succeda”. Parisi si è poi soffermato sui dati relativi all'affluenza, che ha Milano non ha raggiunto il 55 percento: “Bassa, ed è evidente di chi è colpa. Il governo non ha voluto che la gente andasse a votare”. Infine, a proposito del ballottaggio, Parisi apre a tutti: “É una partita aperta, e nei prossimi quindici giorni dobbiamo parlare a tre mondi: al 45 percento degli astenuti, ai milanesi del M5S, e anche alla sinistra che non ha votato volentieri per Sala”. Per quanto riguarda il candidato del Pd, che invece per parlare ha atteso la conferenza stampa ufficiale di oggi alle 15, i toni sono cautamente ottimisti: “Il 42 percento è un ottimo risultato, e c'è possibilità di recupero in vista dei ballottaggi. I voti del M5S? Faremo delle proposte politiche e discuteremo, non per chiedere loro voti ma per esprimere un progetto condiviso su alcuni temi come la legalità, su cui sicuramente le loro idee sono molto vicine alle nostre. Sono fiducioso”.

 

Roma: comitato Virginia Raggi

 

Roma. Il romanzo romano è senza dubbio la partita più avvincente, controversa e incomprensibile di questa tornata: il suicidio del centrodestra, che se avesse corso unito avrebbe sfiorato il primo posto, la netta (nonché unica) affermazione del M5S con Virginia Raggi, il Pd che per farcela al ballottaggio deve inventare davvero qualcosa di eccezionale. Ma andiamo con ordine: la candidata grillina spopola, staccando di più di 10 punti il secondo classificato Giachetti, ed esulta: “Il vento sta cambiando, potrei essere il primo sindaco donna di Roma. Sono pronta a governare”. Si sente già la vittoria in tasca, insomma, e ne ha tutto sommato ben donde. Continua: “Grazie a tutti, ma davvero a tutti, quelli che credono nel cambiamento. Abbiamo altri 15 giorni per convincere gli indecisi che è possibile immaginare e costruire un futuro diverso, migliore. Facciamo capire che abbiamo il dovere di dare un senso a questa bellissima città: possiamo cambiare la storia, tutti insieme”. Bagarre totale invece nel centrodestra, dove oggi il gioco è su chi scaricare la colpa: Marchini se la prende un po' con gli elettori e un po' con se stesso: “I nostri elettori non hanno capito a fondo l'alleanza con il partito, ed evidente spiegare il nostro progetto civico non ha funzionato. È il momento di una riflessione oggettive”; Salvini con Berlusconi: “Mi spiace davvero, di cuore, per la Meloni. Ma lì purtroppo Berlusconi ha sbagliato, guardando al passato”; la stessa Meloni non nasconde la propria amarezza: “Arrivare così vicino al ballottaggio e ad una possibile vittoria è come perdere in finale ai rigori la Coppa del Mondo. Ho l'amaro in bocca”, e chiosa minacciando: “Da oggi nulla sarà più come prima”; da parte sua, invece, Berlusconi difende le proprie scelte, si arroga ancora una volta il ruolo di unico possibile punto d'unione dei moderati e aggiunge che “la vera partita è quella sul referendum costituzionale di ottobre”. Nessuna dichiarazione ufficiale da parte di Roberto Giachetti, che ha affidato le considerazioni dem direttamente a Matteo Renzi, che ha parlato stamattina e di cui ci occuperemo a breve.

 

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Torino. Piero Fassino, candidato del Pd e sindaco uscente, è sì nettamente in testa, ma c'è una certa delusione nel suo entourage, poiché si contava di poter strappare la vittoria già al primo turno. Ha commentato a caldo il candidato: “Questo voto è espressione di una crisi sociale che in questi anni si è sentita in Europa, in Italia e nelle grandi città. Uno scenario che comunque ci vede a Torino saldamente in testa. Per il ballottaggio chiediamo ai cittadini un voto per Torino, non sul governo o sugli equilibri parlamentari”. Dall'altra parte della barricata, invece, c'è Chiara Appendino, candidata del M5S che sfiderà Fassino al ballottaggio. Soddisfatta e orgogliosa del risultato ottenuto, risponde così a Salvini che ha già annunciato di offrirle il sostegno della Lega: “Noi abbiamo fatto un programma con la gente e in mezzo alla gente, è quello che continueremo a fare in queste due settimane dove continueremo a parlare di lavoro, lotta alla povertà e alla disoccupazione. Non accetteremo mai aiuti esterni magari in cambio di poltrone”.

 

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Napoli. Nella città “derenzizzata”, come ama chiamarla Luigi De Magistris, il Pd non riesce nemmeno ad andare al ballottaggio, lasciando l'agone finale allo stesso De Magistris e a Gianni Lettieri, candidato di centrodestra. La vittoria del sindaco uscente non sembra essere in dubbio: “L'importante è vincere e io vincerò comunque, se non al primo al secondo turno, è l'unica certezza che ho. La gente è con me”, ha affermato De Magistris. Va sul sentimentale, invece, Lettieri: “Ho mantenuto il mio impegno, sono andato al ballottaggio. Ora dobbiamo combattere con la cosa più alta che ha a che fare con le nostre famiglie, la nostra città, le nostre vite, i nostri figli, cioè Napoli. La mia non è un'avventura di un uomo che vuole utilizzare la poltrona per una propria carriera personale. Per me Napoli è una famiglia che ho nel cuore, va amata, accudita, e non posseduto a fini personali. Napoli va protetta”.

 

Governo: Renzi, non facciamo cose per caso, abbiamo disegno

 

Parla Renzi. A mezzogiorno ha parlato anche il Premier Renzi, che si è detto decisamente “non soddisfatto dei risultati ottenuti, soprattutto a Napoli, dove il Pd ha un problema oggettivo. Noi, al contrario degli altri, non diciamo di aver vinto, non lo pensiamo, vogliamo fare di più”. Ha poi proseguito: “Il risultato è molto locale, molto frammentato e soprattutto non vede il partito di maggioranza, il Pd, in una situazione di crisi numerica perché i dati sono alti dal punto di vista della percentuale”. Riguardo a Roma: “Giachetti ha fatto un mezzo miracolo, ora vogliamo l'altro mezzo. Il voto di protesta a Roma ha pesato: è evidente. Ma il voto di protesta di Roma ha motivazioni che magari in parte saranno attribuibili alla crisi della politica, ma ragionevolmente avranno anche una evidente correlazione con ciò che è accaduto negli ultimi anni in questa città. A Milano il voto di protesta è meno di protesta: sono singole storie molto diverse l'una dall'altra”. Infine alcune frecciate a quegli esponenti del centrodestra che hanno affermato di voler appoggiare qualsiasi avversario del Pd ai ballottaggi: “Leggo dichiarazioni di politici del centro destra che dicono non daremo mai il voto al Pd, chi l'ha detto? Brunetta. Pensate che un elettore decida cosa votare sulla base di quello che dice Brunetta, Fedriga o Quagliariello? Per esempio a Roma deciderà sulla base di quello che lo convince di più. Poco politichese è l'augurio che faccio ai candidati”.

 

 

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