Epatite B e C, e persino Aids

Quanti rischi per fare un tatuaggio (da evitare abusivi e fai da te)

Quanti rischi per fare un tatuaggio (da evitare abusivi e fai da te)
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È arrivata dall’America la moda dei tatuaggi, dilagante anche in Italia, attecchita soprattutto negli ultimi anni fra gli adolescenti e i giovani sotto l’influsso della moda, per l'emulazione dei cantanti pop preferiti. Ma la ‘body art’, come viene chiama, è fatta troppo alla leggera, senza le dovute precauzioni ne conoscerne i rischi. Talvolta importanti: soprattutto per malattie a carico del fegato o infettive, queste ultime già sperimentate dal 24 percento dei ragazzi. I dati, su cui riflettere, emergono da una indagine condotta dall'Università di Tor Vergata, a Roma, su 2500 studenti liceali.

 

 

Un ragazzo su tre vuole farlo. Una epidemia di immagini e colori, quella del tatuaggio. Confessata, attraverso un questionario anonimo, dai ragazzi in parte non ancora maggiorenni. Alcuni, il 32 percento, vorrebbe farselo quel tattoo o magari mettersi anche un piercing, un po’ invidiosi di quella vasta fetta di amici e compagni di scuola che già ce l’hanno. Ne parlano, eppure solo una minoranza, pari a circa il 5 percento, sa a che cosa potrebbe andare incontro, soprattutto in termini di rischi e di possibili complicanze per la salute, come malattie infettive o del fegato. Alcune anche molto serie: il virus dell'epatite B e C, ad esempio, causata per lo più dall’inadeguatezza degli strumenti adoperati o da possibili reazioni di tipo tossicologico o di sensibilizzazione allergica stimolata dall'inoculazione nella cute di sostanze chimiche non controllate, fino al virus dell'AIDS nella peggiore delle ipotesi.

 

 

Le strutture spesso sono carenti. Rischi facili in cui si può incorrere. Perché spesso i tatuaggi vengono fatti con leggerezza, in strutture non certificate o che non adottano le adeguate forme di sicurezza o igieniche, invece fondamentali, in quanto i virus possono sopravvivere negli aghi e nell'inchiostro con un periodo variabile da pochi giorni nell'ambiente a quasi un mese nell'anestetico, o perché sono apposti da personale senza la giusta competenza. Considerazioni tanto più preoccupanti se si pensa che la maggior parte degli adolescenti per seguire la moda e averne accesso a cifre modiche, si rivolge spesso a locali a buon mercato e non a norma di legge, o si affidano a principianti e/o a strutture temporanee come quelle che compaiono durante i mesi estivi nelle località balneari. Tutto il contrario di quanto raccomandano gli esperti, ovvero di non ricorrere al fai da te o a contesti in cui le probabilità di rischi o di contagio possono essere molto elevate.

 

 

Reazioni allergiche. Oltre al fare, serve anche il (saper) mantenere. Una volta fatti i tattoo vanno sempre tenuti sotto controllo, e non certo verificare che siano belli e lucenti come al primo giorno, ma perché sotto l’immagine può nascondersi un rischio per la pelle. D’altro canto, si può immaginare quanto possa essere traumatico inscriverle qualcosa sopra con degli inchiostri e degli aghi. E così dagli esperti arrivano delle preziose indicazioni che non vanno trascurate. Ovvero se la pelle disegnata cambia aspetto, nelle prime settimane ma anche a distanza di tempo e perfino di anni, potrebbe esserci il sospetto di una reazione allergica acuta o tardiva alle componenti dei prodotti che va accertata con una visita dermatologica specialistica e l’avvio della giusta terapia. Diversa, a seconda delle manifestazioni che possono anche non essere locali e estendersi oltre al tatuaggio, ad esempio con edemi (gonfiori) delle estremità degli arti o dei linfonodi prossimi al disegno, herpes, dermatite da contatto acute, ematomi e porpora cioè delle lesioni rosse della pelle.

 

 

Come si rimuove un tatuaggio. La rimozione del tatuaggio è possibile. Perché in tutto questo dolore (diciamocela tutta che la pratica si fa sentire nel vero senso della parola) alla fine può pure succedere che quel tatuaggio non piaccia più. Toglierlo però non è cosa proprio da poco, ma è una operazione lunga e laboriosa che deve tenere conto di diversi fattori: della densità del colore, la profondità di pigmento, l’insieme delle tinte (il nero è il colore più facile da eliminare mentre il  bianco e il giallo sono quasi impossibili da cancellare), il tempo di permanenza, ma anche la dimensione, la sede e, non ultimo, il periodo.

Quando e come rimuoverlo. Meglio toglierlo in autunno-inverno poiché durante il trattamento e i mesi successivi, la luce del sole va in parte evitata. Oggi per l’eliminazione dei tattoo si utilizzano per lo più i laser. Il più innovativo è il ‘Q-switch’ che permette di preservare meglio la cute, senza cioè che si verifichino importanti esiti cicatriziali, grazie a specifiche lunghezze d’onda che vengono assorbite dal bersaglio (il colore del tatuaggio) e l’emissione di impulsi estremamente potenti in tempi brevissimi che hanno il potere di fare esplodere e frantumare le particelle d’inchiostro.

 

 

Cosa fare prima della rimozione al laser. Almeno un’ora prima, applicare sulla parte interessata una crema anestetica utile a attutire il dolore e prevenire l’eventuale formazione di vescicole e alla fine di ogni seduta, medicare la zona con crema antibiotica per evitare infezioni, prima di essere ritrattata. Bisogna considerare che anche in caso di tatuaggi di piccole dimensioni potrebbero essere necessari 4-6 trattamenti di 25 minuti ciascuno, con un intervallo di cinque-sei settimane l’uno dall’altro. Anche in questo caso di rimozione e non solo di applicazione dei tattoo, la raccomandazione è una sola: rivolgersi esclusivamente a centri altamente specializzati.

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