Sugli spalti si capisce poco

Quanto è indigesto il Var allo stadio

Quanto è indigesto il Var allo stadio
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Ritorno al futuro, made in Bergamo. La domenica di Chievo–Atalanta all'ora dell’aperitivo serale ha segnato il ritorno degli ultras nerazzurri in trasferta, ma per i circa milletrecento presenti nel settore ospiti del Bentegodi c’è stato il primo scontro frontale con il Var: i mugugni sono stati decisamente parecchi. Allo stadio s’è capito poco sia sul primo che sul secondo episodio, nel terzo caso di applicazione della tecnologia era tutto molto chiaro, ma ciò che ancora non è accettabile sono le esultanze (e le proteste) differite di chi la partita la guarda dal vivo.

Pronti, via: super Atalanta e il rigore fantasma. Il catino del Bentegodi, quando gioca il Chievo, è una noia mortale. Ma i pochi spettatori, il clima da bar dei vecchi della domenica e la distanza dal campo troppo ampia per godersi lo spettacolo questa volta sono stati completamente ribaltati dal fragoroso sostegno degli ultras atalantini arrivati nel settore ospiti. Dopo oltre sette anni e mezzo la Curva Pisani si è ripresentata in trasferta e fin dalle prime battute la differenza è stata netta. L’Atalanta in campo ha evidentemente colto subito la bella novità e i giocatori di Gasperini non si sono tirati indietro giocando con grande propensione offensiva fin dalle prime battute. Il rigore per fallo di Ilicic ha fatto esplodere il settore ospiti, ma quel gesto a mimare il Var di Mariani ha strozzato in gola agli orobici ogni gioia con Petagna già sul dischetto. Da casa ci hanno messo almeno tre minuti a capire cosa era successo, figuratevi voi come possono averla presa lassù in piccionaia quando l’azione incriminata è avvenuta a circa centotrenta metri di distanza. Cori e proteste non sono mancati anche se poi grazie agli smartphone si è capito che era tutto ok.

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De Roon, Ilicic e il boato strozzato. Nonostante l’episodio sfavorevole, la gara è continuata sugli stessi binari e la spinta dei nerazzurri non si è mai affievolita. La squadra orobica ha creato molto, Kurtic si è mangiato l’ennesimo gol con un sinistro in corsa e poco dopo la metà del primo tempo ci ha pensato de Roon a aumentare i decibel del sostegno nerazzurro con due conclusioni da applausi, con Sorrentino che ha risposto da campione. Il doppio destro del numero 15 orobico merita di essere visto e rivisto alla moviola: per uno a cui normalmente si riconosce grande quantità, è speciale vedere conclusioni in contro-balzo di quella bellezza e gli applausi sono stati veramente meritati. Purtroppo per lui e per l’Atalanta, sugli sviluppi della seconda stoccata parata dall'estremo clivense, Ilicic ha insaccato partendo da posizione di fuorigioco e nel giro di una ventina di minuti i bergamaschi sono rimasti colpiti e (quasi) affondati dalla tecnologia.

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Un lampo nella notte: Orsolini. Dopo il riposo, vissuto incredibilmente sullo 0-0, il lampo di Bastien ha portato in vantaggio i padroni di casa risvegliando un boato gialloblù che non pareva minimamente possibile visto l’andazzo. Per tutto il resto del secondo tempo, l’Atalanta ha continuato a fare la partita e con il passare dei minuti il timore della beffa ha pervaso il cuore dei tifosi orobici. Verso la fine, sotto i riflettori del Bentegodi, un calcione di Tomovic su Orsolini è stato giudicato fallo con il Var e una cinquantina di secondi dopo l’intervento è arrivata l’assegnazione del rigore. La decisione è giusta, il settore ospiti ha esultato in differita, ma l’immagine più importante l’ha regalata l’esultanza di Orsolini. L’ex Ascoli, dopo il gol di Gomez dal dischetto, ha esultato nemmeno avesse segnato lui e complessivamente nel 4-4-2 prima e nel 3-4-3 poi, l’impatto sulla gara del numero 7 è stato molto buono. Orsolini gioca un po’ da solo, ma ha strappi importanti, i tifosi ospiti hanno apprezzato alcune iniziative e la sensazione che anche contro il Crotone si possa rivederlo in campo è diffusa.

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La maglia di Caldara, i raccattapalle e la terza età in tribuna. Le ultime tre cartoline che sono arrivate dal Bentegodi sono molto diverse, ma allo stesso tempo significative. Nel finale, con la Dea protesa in avanti, per almeno quattro volte i raccattapalle hanno cincischiato con il pallone prima di darlo ai giocatori nerazzurri. Vedere bambini così piccoli muoversi con tanta malizia non è affatto un bello spettacolo. In Tribuna, al fischio finale, più di un pensionato clivense ha inveito contro i giocatori orobici con parolacce - che è educato non riportare -, ma la domanda è sorta spontanea: perché insultare in quel modo a 70 anni suonati contro una squadra che ha cercato comunque di regalare un po’ di spettacolo? Misteri del Bentegodi.

Il sorriso più bello è invece quello di Raffaello, 23 anni e una situazione motoria complicata che lo costringe sulla carrozzina. Accompagnato dalla mamma e dall'amico Lissa, il ragazzo dopo il fischio finale ha ricevuto in dono la maglia di Caldara che è andato di proposito sotto la tribuna opposta a quella delle tv per fare uno splendido regalo a quel ragazzo. La commozione è stata molta, il pensiero del numero 13 merita un applauso anche perché il sotto-maglia ha svelato un “Forza Andrea” che il ragazzo di Scanzo ha evidentemente dedicato all'amico Conti, vittima venerdì di un brutto infortunio al crociato.

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