Quanto rischia di perdere Erdogan con le sanzioni decise da Putin
Le ripercussioni politiche che si verificheranno in seguito all'abbattimento dell'aereo russo da parte della Turchia, avvenuto lo scorso 24 novembre, non sono ancora chiare; mentre si possono già fare alcuni conti rispetto a quelle economiche, visti i recenti provvedimenti che la Russia ha deciso di prendere nei confronti di Ankara in seguito a quella inspiegabile provocazione. Putin non è certo un leader con cui si possa scherzare diplomaticamente, e infatti ha immediatamente messo a punto alcune misure legate ai rapporti commerciali con la Turchia per potersi, diciamo così, vendicare almeno da un punto di vista economico. E si parla di diversi miliardi di euro.
Drastiche misure da Mosca. Non è ancora chiaro a quanto ammonterà il danno economico che la Turchia soffrirà in seguito ai provvedimenti che la Russia ha già cominciato a mettere in atto nei suoi confronti: c'è chi parla di circa 5 miliardi di euro, chi si spinge addirittura fino a 20. Quel che è certo, comunque, è che si tratterà di molti, moltissimi soldi, che potrebbero andare ad incidere sul Pil turco addirittura per il 3 percento. Dando un occhio alle cifre, si può tuttavia già ritenere che si andrà ben oltre i 5 miliardi: dal primo gennaio, per cominciare, la Russia bloccherà le importazioni dalla Turchia di frutta (che nel 2014 è valsa 622 milioni), verdura (385 milioni), pollame (23 milioni) e diversi altri beni alimentari di prima necessità, come ad esempio il sale. Fra Russia e Turchia, d'altra parte, l'interscambio commerciale viaggia intorno ai 35 miliardi di euro, di cui l'80 percento, però, consiste nell'export da Mosca verso Ankara, e se Putin dovesse decidere di rendere non solo gravi, ma persino drastiche le misure contro Erdogan, i miliardi che la Turchia perderebbe entrerebbero nell'ordine delle decine. Ma, sostengono gli analisti internazionali, è difficile che questo possa accadere, dal momento che anche la Russia, se dovesse tirare troppo la corda, rischierebbe di subire danni economici non indifferenti: la Turchia è comunque il sesto partner commerciale di Mosca, ed essendo la Russia in recessione ormai da quasi due anni è difficile pensare che voglia dare un taglio quasi definitivo ai rapporti. Ciò detto, Putin intende farsi sentire, soprattutto per quanto riguarda i settori del turismo e dell'energia.
Turismo ed energia: il grosso si gioca qui. Un durissimo colpo arriverà dal turismo: lo scorso anno, 4,3 milioni di russi avevano deciso di spendere le proprie vacanze in Turchia, e quest'anno, a novembre, si era già a quota 3,5 milioni. Ma dal 2016 la musica cambierà radicalmente: in Russia, a partire da inizio dicembre, è stato vietato alle agenzie di viaggio di vendere pacchetti con destinazione la Turchia, e il collegamento aereo fra i due Paesi è rimasto attivo solo in forza di qualche volo charter, e nulla più. Si trattava di un settore, quello del turismo dalla Russia, che fruttava ad Ankara circa 4 miliardi di euro l'anno. Che, con ogni probabilità, nel 2016 andranno del tutto in fumo. È stato inoltre ripristinato il regime dei visti, inasprite le regole per aprire una qualsiasi attività turca in Russia, e i datori di lavoro russi, salvo specifiche e rare eccezioni, non potranno più assumere cittadini turchi.
Per quanto riguarda l'energia, la Turchia, che riceve da Mosca il 56 percento del proprio fabbisogno di gas, è il secondo mercato per il gas naturale russo (il terzo è l'Italia). Al momento le sanzioni non toccano l'energia, ma l’inasprirsi della tensione ha portato all'interruzione dei negoziati per la costruzione del Turkish Stream, il gasdotto promosso da Gazprom che permetterebbe di portare gas dalla Russia all'Europa attraverso la Turchia ed evitando l'Ucraina, tramite quattro canali nel Mar Nero. Resta inoltre incerto il destino della centrale nucleare di Akkuyu, un progetto da 20 miliardi di euro, affidato a Rosatom, in grado di coprire il 16 percento del fabbisogno energetico turco. Secondo le stime, le due compagnie di Stato russe avrebbero portato la dipendenza energetica turca da Mosca al 74 percento.
Reazioni da Ankara. Piuttosto confuse sono state le reazioni da parte del Governo turco in seguito alle decisioni prese da Mosca. Perché se Erdogan ha spavaldamente sottolineato l'indipendenza dell'economia turca dalla Russia (si dice, fra l'altro, che il leader abbia già avviato negoziati con Qatar e Azerbaijan per ovviare alle mancanze energetiche derivanti dalle sanzioni), il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu non ha escluso di chiedere alla Russia l'annullamento delle sanzioni e il Primo Ministro Ahmet Davutoglu ha dichiarato di non avere intenzione di alimentare la tensione e di non prevedere contro-sanzioni, che «non sarebbero capite dal popolo russo».