Linchiesta de "La Notizia Giornale"'

Quanto son bravi quelli di Equitalia tutti premiati per la "produzione"

Quanto son bravi quelli di Equitalia tutti premiati per la "produzione"
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A quanto pare, in quel di Equitalia, son proprio bravi a fare il loro lavoro. Lo dicono i dati ufficiali diffusi da Equitalia: su 92 dirigenti, nel 2014 sono stati premiati con un premio nella retribuzione legato al risultato ben 92 dirigenti. Esatto: nessuno è rimasto a bocca asciutta. A riportare la notizia, riscontrabile dagli stessi numeri diffusi da Equitalia, è stata La Notizia Giornale, che ha sottolineato come, a quanto pare, tutti i vertici dell’azienda di riscossione siano stati così bravi da ricevere una retribuzione legata alla valutazione di risultato. C’è chi si è portato casa addirittura 45mila euro in più, chi solo 3mila, ma tutti si son visti la busta paga “gonfiata” da ricchi premi. Cambiano le cifre, ma non il succo. La domanda sorge spontanea: possibile che tutti i dirigenti abbiano svolto così egregiamente il loro dovere da meritarsi il contentone? Pare proprio di sì.

 

EQUITALIA TOP

 

I più bravi tra i bravi. Nella scala degli stipendi di Equitalia del 2014, a dominare era l’Amministratore delegato (sostituito a giugno 2015 da Ernesto Maria Ruffini) Benedetto Mineo, che percepiva 260.400 euro, solo di parte fissa, l’anno. Dietro c'è Renato Raffaele Vicario, che tra parte fissa (196.400 euro) e parte legata al risultato (34.800), ha incassato 231.200 euro. A seguire c’erano poi Luciano Mattonelli, forte di 230.200 euro (fisso di 196.400 più risultato di 33.800) l’anno, Marco Balassi con 225mila euro (fisso di 189mila più risultato di 36mila), Carlo Lassandro con 223.200 euro (fisso di 189.300 più risultato di 33.900) e Mauro Bronzato con 212.300 (fisso di 166.400 più risultato di 45.900). Quest’ultimo, tra i 92 dirigenti di Equitalia, nel 2014 è stato quello con il compenso più alto legato al risultato, ovvero 45.900 euro. Le cifre sono naturalmente al lordo, ma ciò non cambia certamente la loro portata.

La patata bollente al nuovo Ad. Come detto, queste retribuzioni risalgono al 2014, cioè quando il premier Matteo Renzi non aveva ancora messo mano all’organigramma aziendale attraverso la sostituzione di Mineo con Ruffini, il quale non ha certamente colpe per questi stipendi monstre. Va anche detto, però, che tutti i 92 dirigenti finiti nell’occhio del ciclone dopo l’articolo de La Notizia Giornale sono ancora saldamente al loro posto. Questi, nel 2014, si sono intascati in media una cifra pari a 16.550 euro di «componente variabile effettivamente erogata, legata alla valutazione di risultato», come la chiama tecnicamente Equitalia, per un ammontare complessivo di 1,5 milioni di euro. Stiamo chiaramente parlando di un’azienda statale, che cioè opera con soldi dello Stato. Ovvero, generalizzando, nostri soldi. Unica piccola consolazione è che con il tetto di 240mila euro fissato dal Governo Renzi per le retribuzioni dei manager statali, ora l’Ad non percepirà più 260.400 euro come invece fatto da Mineo. Ci dispiace per Ruffini, che ora si troverà costretto ad affrontare la questione sebbene non ne abbia una responsabilità diretta, e prendendo pure meno del suo predecessore. Strano caso per una persona che, fino a qualche mese fa, lavorava nello studio legale-tributario Fantozzi & Associati, e quindi proprio al fianco di quei clienti che oggi sono braccati da Equitalia.

 

agenzia-entrate

 

Qualcosa, forse, cambierà. Al di là delle polemiche, restano i fatti, ovvero i premi erogati a tutti i 92 dirigenti in organico a Equitalia. Cosa che, a quanto pare, ha infastidito e non poco i vertici, su tutti Rossella Orlandi, di Agenzia delle Entrate, società controllante di Equitalia. Possibile che a breve vengano quindi presi provvedimenti. Intanto La Notizia Giornale ha contattato la società di riscossione per avere una spiegazione, ma le motivazioni fornite sono state abbastanza vaghe. Hanno infatti precisato che «la quota variabile è diversa in ragione del ruolo e della responsabilità assegnata» e che i criteri di assegnazione dipendono «da un insieme di norme interne deliberate negli anni dagli organi societari che definiscono l’insieme degli obiettivi strategici della Società e specifici del singolo dirigente». I valori economici riportati «rappresentano, quindi, quanto è stato erogato effettivamente al singolo dirigente in seguito di una rigorosa analisi del proprio operato. Tale analisi viene effettuata e certificata in modo preciso e rigoroso, alla chiusura di esercizio, da uno specifico Comitato di certificazione». Tradotto: noi decidiamo come pagare i nostri dipendenti e quindi noi abbiamo deciso che tutti i 92 dirigenti meritavano i premi. Il come queste valutazione vengano effettuate resta un mistero. Eppure, in tempi di crisi, anche aziende come Equitalia dovrebbero pensare, o almeno provare, a studiare un piano serio di spending review, cosa che stanno già facendo, come hanno spiegato a La Notizia Giornale: «Il Cda ha approvato (a dicembre, ndr) la nascita della newco che andrà ad assorbire Equitalia Nord, Centro e Sud con relativi tagli di Cda e spese di gestione», oltre che «ulteriori e specifiche azioni di razionalizzazione delle retribuzioni dei dirigenti con la revisione dei contratti in essere». Che l’abbiano capita?

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