Quanto sono pigri i ragazzi italiani Ed è una questione molto seria

Non escono dal letargo neanche a primavera. I giovani italiani sono troppo sedentari, tanto che l’Italia si piazza ultima in classifica tra i Paesi occidentali per ragazzi dai piedi di piombo (e se si dovesse continuare con questo andazzo anche per il peso). Triste ma soprattutto preoccupante primato, perché - si sa - sovrappeso e obesità spesso si accompagnano a malattie, anche serie, nel breve e lungo termine. A delineare la pigrizia giovanile, anche con un certo allarme, è la Siprec, la Società Italiana di Prevenzione Cardiovascolare, dopo un confronto con medici sportivi, atleti, epidemiologi e con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) in occasione del 13esimo Congresso Nazionale della Società tenutosi di recente a Napoli.
Servono informazione e prevenzione sportiva. È questo il messaggio che viene, forte e chiaro, dagli esperti, da sempre sostenuto, ma pare non sufficientemente ribadito. O non accolto dai genitori, che stanno contribuendo a rendere i loro ragazzi dei perfetti pantofolai. Attitudine, questa, che si adatta agli anni d’argento ma non alla gioventù. Perché è da giovani che si dovrebbero porre le basi della buona salute, che implica anche sano e buon movimento. In quantità sufficiente, cioè, ad allontanare il rischio malattie, quelle di ordine generale, e più specificatamente quelle del metabolismo, come diabete e disturbi cardiovascolari.
Non serve un’attività fisica esagerata, basta un impegno costante e regolare: almeno un’ora al giorno e tutti i giorni. Fin da bambini, e questo è bene che mamma e papà lo sappiano. Invece, per un insieme di fattori e di cause legate alle nuove abitudini di vita, si è ben lontani da tale indicazione. E così l’Italia in fatto di moto si trova a non avere fiato e ad arrancare per risalire la china. Con la speranza di guadagnare almeno qualche posto in classifica. Perché l’ultimo non fa proprio onore, specie alla salute.
Prevenire, innanzitutto. Perché favorisce una corretta crescita, potenzia la capacità di essere più attivi fisicamente e più equilibrati nei rapporti con gli altri, sviluppa una personalità armoniosa e aiuta la prevenzione, che viene favorita anche dai comportamenti sani e positivi che si acquisiscono in età giovanile. Per questo diventa impellente affrontare il problema e spingere istituzioni e famiglie a farsene carico; invece, l’Italia in termini di investimento sulla prevenzione è uno tra gli ultimi Paesi in Europa. Favorendo in questo modo la diseducazione e le abitudini a rischio, come sedentarietà e sovrappeso, anche fra coloro che invece dovrebbero essere i portavoce e i fautori dei benefici dello sport. Ovvero gli atleti.
Altro che fisico atletico. Il quadro che emerge dai dati europei, così come dalle ricerche e indagini italiane, è unanime: parla di giovani che non hanno uno stile di vita corretto e il cui peso aumenta in media anno dopo anni. Anche gli atleti, che dovrebbero essere il modello della buona forma fisica: un’indagine, condotta su un campione di circa 2mila ragazzi che svolgono attività sportiva agonistica, rivela infatti anche in questa determinata popolazione variazioni di peso superiori alla norma, in una percentuale tra il 13 e il 18 percento. Dati raggiunti, lo ricordiamo, perché il nostro Paese è l’ultimo nel mondo occidentale a incoraggiare un’attività fisica regolare tra i ragazzi. Niente di cui andare fieri, soprattutto salutisticamente parlando.