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Quei giorni all'anagrafe e le mille lacrime strozzate. Il racconto di Lucia Sorice

L'ufficiale di stato civile del Comune parla della sua esperienza in “seconda linea”, da sola in ufficio per le denunce di morte. «Mi fermavo ad ascoltare l’angoscia e i pianti dei famigliari che non potevano salutare un proprio caro. Non potrò mai dimenticare»

Quei giorni all'anagrafe e le mille lacrime strozzate. Il racconto di Lucia Sorice
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di Giambattista Gherardi

Nei giorni dell’emergenza le strutture sanitarie della Bergamasca, e della Val Seriana in particolare, sono state messe a dura prova. Per chi non ce l’ha fatta, purtroppo, l’enorme mole di lavoro si è riversata sulle imprese di onoranze funebri e sugli uffici comunali, che alle attività di protezione civile e servizi sociali, hanno necessariamente aggiunto le pratiche anagrafiche per la registrazione dei decessi e gli adempimenti necessari a cremazioni e sepolture. Ne abbiamo parlato con Lucia Sorice, ufficiale di stato civile del Comune di Casnigo, che ha messo nero su bianco ricordi e tristi emozioni sul notiziario locale “L’Arengo”.

«L’ufficio demografico - spiega Lucia - è il “front office” che ogni Comune mette a disposizione per soddisfare le esigenze di tutti i cittadini che ne abbiano necessità. La situazione di emergenza venutasi a creare a causa del Covid-19 ha cambiato, almeno in parte, il mio modo di lavorare e di erogare servizi all’utenza. Il nostro Comune ha organizzato il lavoro di tutti gli uffici in modalità smart-working e ha mantenuto quasi del tutto invariate le modalità operative dell’ufficio demografico dove, pur rimanendo chiuso al pubblico, è stata garantita la mia presenza fisica con lo scopo di assicurare a ciascun cittadino i servizi pubblici essenziali (denunce di morte, denunce di nascita) e ogni altro tipo di adempimento indifferibile».

Il Comune di Casnigo

«Mi sono ritrovata in prima persona, sola, - aggiunge Sorice, sposata e madre di due figli - a gestire quotidianamente l’emergenza e, sebbene una parte di me si sentisse interamente spaesata in mezzo a una situazione improvvisa, che nessuno avrebbe mai immaginato, ho fatto in modo di trovare nuove soluzioni procedurali che scongiurassero il rischio di contagi. Le procedure applicate, tutte rientranti nel quadro della normativa vigente in materia, avevano lo scopo di snellire i processi e velocizzare i tempi nella gestione dei decessi nel pieno dell’emergenza. Ho affrontato silenziosamente la situazione surreale e le conseguenze che vi sono state in termine di vite umane (i numeri li conoscete bene, purtroppo), facendo del mio meglio per salvaguardare la dignità in un momento in cui le procedure, a causa di questa emergenza, erano completamente saltate. Ogni giorno mi è sembrato di trovarmi in trincea, seppur in seconda linea rispetto al lavoro di altri professionisti, e ho cercato di esercitare la mia delicata funzione, con professionalità, assicurando non solo lo svolgimento delle prescritte pratiche burocratiche, ma accogliendo e gestendo il dolore e la disperazione della comunità di Casnigo».

«Ho vissuto giornate con tantissime lacrime negli occhi - aggiunge ancora Lucia - con le mani e con il cuore impotenti, con una voce che pronunciava parole formali per dovere professionale ma che erano accompagnate dalla disperata volontà umana di offrire un po’ di conforto…

L’articolo completo e altre notizie sulla Val Gandino a pagina 28 del PrimaBergamo in edicola fino al 25 giugno, oppure sull'edizione digitale QUI.

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