Quella volta che il Piazzalunga finì con l’auto nella scarpata seguendo Gimondi
Forse è vero che niente succede per caso. Piero Piazzalunga se ne è andato domenica 16 agosto, esattamente un anno dopo la morte di Felice Gimondi. Piazzalunga era stato per tanti anni il meccanico del campione e ne era diventato talmente amico da venire considerato come un familiare. Domani mattina alle 10 nella chiesa parrocchiale di Seriate verrà celebrato il funerale di Piero, che aveva novant’anni, era di Seriate e nel paese aveva sempre vissuto.
Aveva lavorato alla Chiorda, la fabbrica di biciclette di Vigano San Martino, come responsabile del montaggio. Fu in quel periodo che divenne meccanico dei grandi ciclisti, il suo esordio fu a fianco di Fiorenzo Magni, poi passò alla Salvarani di Felice Gimondi e quindi alla Bianchi, dopo che la Salvarani decise di uscire dal mondo delle corse. Gimondi firmò allora il contratto con i fratelli Trapletti proprietari della Bianchi, la nuova squadra che avrebbe rinverdito gli allori di Fausto Coppi. Con Felice Gimondi, Piazzalunga andava d’accordo perché avevano lo stesso temperamento, schivi, ma generosi, molto attenti, precisi; tutti e due non lasciavano niente al caso. Felice era scrupoloso in ogni aspetto della sua preparazione, come Piero era scrupoloso con la meccanica della bicicletta.
Piazzalunga fu meccanico della nazionale di ciclismo e concluse la sua carriera lavorando nella Mapei di Gianni Bugno. Hanno scritto che parlava pochissimo e a voce bassa, ma che le sue mani, al contrario, si muovevano velocissime su pignoni, corone, guarnizioni, palmer. Nella carriera di Piazzalunga ci fu un momento di terrore, durante il Tour de France del 1975. Era a bordo dell’ammiraglia della Bianchi, con il direttore sportivo Ferretti e scendevano di gran carriera dal Col d’Allos quando l’auto, la Peugeot 504, uscì di strada e fece un volo tremendo, di circa cinquanta metri, per finire su un pianoro, sull’orlo di un precipizio. Ferretti e Piazzalunga si salvarono e il meccanico tornò al seguito di Gimondi dopo sole quarantotto ore. Buona parte delle biciclette era andata distrutta. Eddy Merckx, quella sera, ordinò al suo meccanico di aiutare quelli della Bianchi, del suo amico Felice, a sistemare le biciclette che si potevano aggiustare, e così fece il buon Ugo De Rosa, altro grande meccanico italiano. Storie di galantuomini.