Qui Nembro. Il problema di far capire ai ragazzi che non uscire è l'unica possibilità
di Elena Conti
«Sembra che adulti e anziani abbiano capito, in larga misura, che siamo in una grave situazione di emergenza. Chi non l’ha capito del tutto, invece, sono i nostri figli». È questa una delle principali preoccupazioni di Marina Noris, consigliere comunale capogruppo della maggioranza al Comune di Nembro e ricercatrice all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
Nel quarto giorno di istituzione della zona rossa in tutta la Lombardia, a Nembro la vita va avanti nel rispetto delle indicazioni fornite dal sindaco in questi giorni. «Ha invitato tutti i nembresi a fare la spesa senza uscire dal paese, per evitare spostamenti inutili. Il rischio è la denuncia ai sensi dell’art. 650 del codice penale, con conseguenti sanzioni. E sembra che molti abbiano recepito queste indicazioni: c’è chi si organizza per dormire direttamente in negozio evitando gli spostamenti verso casa, come il panettiere in piazza Libertà. Tanti ristoranti e gastronomie si sono organizzati con il servizio d’asporto, per consegnare il cibo direttamente a casa dei nembresi e in modo del tutto gratuito. Anche questo fa parte della “medicina sociale” di cui parlavo nei giorni scorsi».
«Se da un lato gli adulti adottano tutte le precauzioni possibili e agli anziani viene intimato di stare a casa, dall’altro i nostri ragazzi fanno più fatica, soprattutto durante le belle giornate come oggi. Le mura di casa li fanno sentire in prigione e scalpitano per uscire. Si sentono invulnerabili, credono che il virus colpisca soltanto gli anziani. E qualcuno di loro lo ha vissuto in prima persona, dopo aver perso un nonno o un parente. È importante che capiscano fino in fondo che possono trasmettere il virus ai più fragili. Con il loro esempio, restando a casa, devono far capire ai loro amici non nembresi, che non sono stati pesantemente colpiti pesantemente dal virus, che bisogna restare a casa. Sono accorgimenti che possono salvare molte vite».