Radio Popolare contro il ripetitore di Radio Maria a Caprino, ma il Tar le dà torto
Contestate le modalità di verifica del Ministero dello Sviluppo economico, per cui non c'erano interferenze, ma per i giudici tutto regolare
In foto, alcuni ripetitori in Valcava
Lo spostamento di un ripetitore di Radio Maria vicino a Valcava, ma nella zona di Caprino bergamasco, è la causa scatenante di un contenzioso tra Radio Popolare e il Ministero dello Sviluppo economico, che va avanti dal 2018.
La radio, come riportato oggi (mercoledì 23 ottobre) dal Corriere Bergamo, ha chiesto al Ministero di far spostare l'altra da quel punto, dopo che era stata autorizzata a trasferirsi, sostenendo che le sue frequenze disturbino le proprie. Il ricorso contro la decisione da Roma, che aveva autorizzato lo spostamento, al Tar del Lazio ha però dato ragione alla controparte, sostenendo che le verifiche fossero corrette e che sia tutto regolare.
Il ripetitore disturberebbe il segnale
L'area dove si trovano i due impianti è piena di ripetitori, circa una trentina, e secondo Radio Popolare la presenza di quello di Radio Maria vicino al proprio, con frequenze molto simili, 107.600 MHz la prima e 107.900 la seconda, provocherebbe dei disturbi nel suono. Nel 2017 dal Ministero era arrivata l'autorizzazione per il trasferimento, ma poi era arrivato il ricorso e i tecnici incaricati dal Ministero, dopo diversi sopralluoghi, avevano concluso che l'operazione non aveva generato disturbo con altre trasmissioni.
Il ricorso al Tar
Una versione su cui però il ricorrente non concorda, sostenendo che invece il segnale interferisca con la qualità dei suoni. Giunto in seguito il via libera definitivo a Radio Maria per trasmettere da quella posizione, Radio Popolare ha deciso allora di fare ricorso al Tar, affermando che l'istruttoria fosse inadeguata e che non si fosse tenuto conto di una serie di fattori, con un'ingiustizia manifesta per la compressione di un diritto privato senza una giustificazione di natura pubblica.
I giudici, con la loro sentenza, le hanno però dato torto, sostenendo che i procedimenti ministeriali fossero stati condotti in maniera opportuna e tenendo conto dei suoi rilievi, coinvolgendo le parti contro-interessate e gli Ispettorati limitrofi. Al momento, non è ancora chiaro se Radio Popolare voglia ricorrere anche in Consiglio di Stato.