Raffiche di furti nei negozi di via Tiraboschi. La commerciante: «Ho l'ansia, non so più cosa fare»
La titolare del negozio Intimissimi racconta: «Purtroppo le forze dell'ordine possono fare poco. Ho paura per me e le mie ragazze»
di Marta Belotti
«Io sono qui con l’ansia. Quando vedo uno in piumino o con un giubbino in pelle inizio a chiedermi se tornerà anche questa volta, se dovrò ancora stare in guardia, se sarò costretta a lavorare con la paura che qualcuno, o meglio, che lui torni a rubare». È un lui con un volto, ma troppo sfocato per poter essere identificato attraverso i filmato delle videocamere di sicurezza del negozio accanto. È un lui che ha già rubato quattro volte. È un lui che le dipendenti del punto vendita Intimissimi di via Tiraboschi a Bergamo hanno imparato a riconoscere e così anche Claudia Repetti, socia affiliata che gestisce il negozio all’angolo dell’incrocio con via Zambonate e via Paglia.
Dalle sue parole traspare una forte preoccupazione, nonché un certo scoramento di fronte a una situazione che dice essere peggiorata in modo esponenziale nell’ultimo anno e mezzo. Già quattro volte un ladro, che sembra appunto essere sempre lo stesso, si è intrufolato nel negozio, rubando ogni volta merce per un valore intorno alle centinaia di euro.
Le nuove videocamere e gli investimenti in sicurezza
«Proprio oggi ho montato le videocamere - racconta Repetti -. Le ho messe in seguito a questi episodi sempre più frequenti». E aggiunge: «Ho già allertato più volte la Polizia Locale e sono già stata anche dai Carabinieri per denunciare il fatto. In entrambi i casi, la domanda è sempre la stessa: “Avete le telecamere?”. Per questo, ho deciso di fare questo investimento. Ho preso in considerazione anche l’antitaccheggio, ma ci vogliono cinquemila euro e non vorrei arrivare a tanto. Inoltre, rubano comunque, perché anche a Tezenis, non distante da qui, un ladro è riuscito a prendere la merce nonostante quell’ostacolo. In quel caso, la commessa del negozio è riuscita a rincorrere l’uomo, che ha gettato tutta la refurtiva per strada. Tra le cose lasciate a terra, c’erano le camicie di un negozio, i reggiseni dell’altro, il maglioncino di quell’altro ancora. Il ladro, prima di entrare da Tezenis, aveva già fatto incetta di merce da altre parti. Un quadro dal quale emerge chiaramente come la situazione nella quale mi ritrovo io, in via Tiraboschi, non sia troppo distante da quella dei negozi a me confinanti, come il Kigili, che ha le già da tempo le videocamere, o di attività della centralissima via XX Settembre».
La paura diffusa e le minacce
Se interrogati, dipendenti e proprietari nei dei negozi di queste vie hanno ciascuno la propria cronostoria di furti da raccontare e Repetti arriva a domandarsi: «Ma io, che già pago l’affitto per il negozio, le tasse, gestisco le paghe delle mie ragazze, cerco di offrire il miglior servizio ai clienti, devo stare in negozio con la paura che entri qualcuno a rubare?».
La donna è esasperata da una situazione per la quale non vede la luce in fondo a un tunnel: «I Carabinieri arrivano sempre in una decina di minuti, anche in caserma sono stati disponibili e cercano di essere collaborativi. Tuttavia, il ladro, o i ladri, in questione sanno esattamente come agire e dove fermarsi. Per esempio, una domenica mattina una mia ragazza è riuscita a inseguire il nostro ladro fino a strattonarlo per il giubbotto. Lui non ha fatto niente e se ne è andando mollando la merce. Nel pomeriggio, è tornato con un amico più grosso. Se ne è stato fuori dal negozio a fissare e indicare la mia dipendente al suo nuovo compare. Lì abbiamo avuto davvero paura, è stata una domenica terribile. Tuttavia, quando siamo andate dai Carabinieri ci hanno detto che senza minacce verbali non potevamo fare nulla. Così come non si sarebbe potuto parlare di furto con aggressione per i fatti della mattinata, dato che quando la mia dipendente lo ha strattonato lui non ha reagito. Inoltre, nonostante noi ormai, e le mie ragazze più di me, abbiamo presente bene il suo viso, non possiamo fare nulla. I Carabinieri ci hanno spiegato che questi individui si vestono tutti uguali e hanno tutti lo stesso taglio di capelli proprio per rendere loro più difficile ogni tentativo di identificazione. Queste persone che rubano in zona sanno benissimo come comportarsi, oltre a essere abili, perché quatti nell’azione e veloci nella corsa. Sono imprendibili».
La guardia, l’inseguimento e l’esasperazione
Dopo quel fatto, Claudia Repetti ha deciso di garantire maggiore sicurezza a lei e alle sue dipendenti: «Avevo troppa paura per le mie ragazze e per me. Quindi ho deciso di pagare una guardia che stesse ogni giorno fuori dal negozio. È stata una spesa ingente, che ho mantenuto per tutto il periodo dei saldi e che ho chiamato altre volte il sabato o la domenica, nei giorni più sensibili. Tuttavia, appena se ne andava, ecco tornare a girare persone sospette ed ecco nuovi furti».
Repetti racconta come, nell’ultimo caso, lei stessa abbia tentato l’inseguimento: «Sono io la prima a dire alle mie ragazze di non inseguirli e non rivoltarsi, anche alla luce di fatti come una rissa avvenuta alla vicina Ovs. Tuttavia, quando mi sono trovata coinvolta nella situazione, anche per me l’istinto è stato quello di partire all’inseguimento. Sono arrivata fino a fine di via Paglia, poi non ce l’ho più fatta».
Risse, inseguimenti, paura e tante difficoltà che pesano sulle spalle dei commercianti, già affaticati da tutti i problemi del commercio locale. «Io non voglio che Bergamo venga percepita come una città poco sicura a seguito di questi racconti. Tuttavia, nonostante gli investimenti per i nuovi marciapiedi, nonostante la riqualificazione che rende più godibile la passeggiata, cose che ci hanno fatto tanto piacere, credo sia necessario trovare una soluzione anche a questo problema. Io non so più come muovermi».