Basso pure il numero di laureati

I dati ancora negativi sulla scuola (Ma andrà meglio, dice Bruxelles)

I dati ancora negativi sulla scuola (Ma andrà meglio, dice Bruxelles)
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La scuola italiana non se la passa bene, ma è sulla strada giusta per superare il suo appannamento. Potremmo sintetizzare così quanto emerge dall’annuale rapporto di monitoraggio sull’educazione e la formazione realizzato dalla Commissione Europea, intitolato Education and training monitor. Infatti, se i dati dipingono l’Italia come il fanalino di coda dell’Unione Europea in diverse e poco invidiabili classifiche di settore, con la nuova Legge 107 (meglio nota coma la Buona Scuola) possiamo guardare al domani con un po’ più di fiducia.

Pochi fondi usati. Le cifre dicono che l'Italia destina solo l’8% della propria spesa pubblica alla scuola (dato che si riduce al 4,4% se valutato in relazione al Pil), posizionandosi al penultimo posto tra i 28 Paesi membri, seguita solo dalla Grecia con il suo 7,6%. Percentuali ancora più preoccupanti se paragonato a Paesi quali la Lettonia, l’Estonia e la Lituania che riservano alla scuola in media il 15,5% della spesa pubblica.

 

 

Alti gli abbandoni scolastici. Va da sé che se gli investimenti latitano, i risultati che ne derivano non possono che essere deludenti. I ragazzi Italiani che abbandonano la scuola prima di raggiungere il traguardo prefissato sono il 15% del totale, quintultimi in Europa, preceduti solo da Spagna (21,9%), Malta (20,4%), Romania (18,1%) e Portogallo (17,4%).

Pochi laureati. Sfatato anche il mito che vorrebbe i ragazzi Italiani tutti laureati. Infatti, tra i 20 e i 34 anni si laurea solo il 23,9% dei nostri giovani, contro una media europea del 37,9% e picchi del 50% in paesi come Cipro, Lussemburgo e Lituania. Negli ultimi tre anni tale dato è cresciuto del 3,5%, ma è comunque ancora troppo lontano dall’obiettivo del 40% fissato dalla Commissione e da raggiungere entro il 2020. A tutto ciò si aggiunge la ben nota difficoltà dei giovani a trovare lavoro. Infatti, solo il 45% di coloro che si laureano o terminano un ciclo di studi riescono a trovare un’occupazione, contro una media europea del 76%, riuscendo a fare meglio della sola Grecia.

 

 

Qualcosa si salva. Come detto, però, non tutto è da buttare. Il dato più confortante è che l’Italia, con il suo 98,7%, è tra i primi Paesi in relazione all’inserimento nell’educazione dei bambini dai 4 anni in su. Non solo, se i giovani laureati italiani sono ancora troppo pochi, il dato positivo è che le femmine battono i maschi 29,1% a 18,8%.

La "Buona Scuola". Inoltre, la nuova Legge 107 potrebbe essere la svolta attesa da anni. Infatti, nel report si legge che «l’Italia ha compiuto progressi nel migliorare il suo sistema di istruzione e formazione nel corso degli ultimi anni. Un sistema di valutazione scolastica è in corso di attuazione, le competenze di base sono migliorate; il tasso di abbandono scolastico ha una tendenza al ribasso e la partecipazione è quasi universale per i bambini 4-6 anni. La recente riforma può contribuire a creare le condizioni per migliorare ulteriormente i risultati scolastici». Insomma, la situazione generale non è positiva, c’è decisamente ancora molto da fare, ma i presupposti per avvicinarsi alla luce in fondo al tunnel ci sono.

 

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