Riaperte le indagini sull'omicidio di Stefano Gonella, 26enne di Piario accoltellato a Bologna nel 2006
Un caso mai risolto, ma che potrebbe arrivare a un punto di svolta dopo oltre sedici anni grazie al progresso tecnologico
Un caso mai risolto ma che, grazie alle nuove tecnologie, potrebbe arrivare a un punto di svolta. La Procura della Repubblica di Bologna ha deciso di riaprire le indagini per l'omicidio di Stefano Gonella, il ventiseienne di Piario - in Valle Seriana - che alle prime ore dell'alba del 24 settembre 2006 venne ucciso a coltellate nella sua casa di via Passarotti a Bologna, dove lavorava come portiere notturno in un albergo.
L'identikit mai abbinato
Non sono molte le informazioni in mano agli inquirenti, ma una certezza è che la vittima conoscesse il suo assassino. Secondo la ricostruzione eseguita dagli investigatori all'epoca dei fatti, dopo una nottata passata tra pub e locali Gonella e il killer sarebbero rientrati a casa del bergamasco, dove avrebbero fatto le ore piccole: lunghe chiacchierate, musica.
Poi una colluttazione, ignoti i motivi. Il ragazzo spagnolo che era ospite della vittima si sarebbe quindi svegliato e, uscito dalla stanza, avrebbe intravisto il killer fuggire dall'appartamento mentre Gonella si trovava a terra agonizzante in una pozza di sangue.
Dai dettagli successivamente rilasciati dallo spagnolo, gli investigatori ne hanno ricavato un identikit: un uomo con i capelli lunghi, a cui purtroppo non è mai stato abbinato un nome. Un altro testimone aveva inoltre riferito di aver visto il presunto assassino buttare in un cassonetto della spazzatura una borsa nera, che si è poi scoperto appartenere alla vittima.
Era stata svuotata del contenuto (molto probabilmente oggetti portati via dall'abitazione) e poi buttata. Più volte gli investigatori hanno ascoltato amici, conoscenti e anche la fidanzata inglese, senza però riuscire a ricavare nessun dettaglio importante.
Le successive indagini e la ricerca della verità
Nel 2010 si è deciso di riprendere le indagini, in particolare concentrandosi su alcune utenze telefoniche, ma si rivelarono un nulla di fatto. Tuttavia, i progressi tecnologici nel campo delle indagini potrebbero finalmente portare a un punto di svolta quest'omicidio, irrisolto da oltre sedici anni.
Gli inquirenti avrebbero infatti in mano il Dna appartenente all'assassino, su cui ora è possibile effettuare analisi più approfondite, tra cui la ricerca di un match all'interno della banca dati nazionale creata nel 2016 dalle Forze dell'Ordine.