Di seguito, pubblichiamo la lettera che ci ha inviato Lorenzo Guardo, uno studente di terza superiore al Quarenghi, nel quale racconta come ha vissuto questo mese e mezzo di scuola e cosa pensa della decisione presa dal governatore Attilio Fontana di istituire, a partire da lunedì 26 ottobre, la didattica a distanza piena per le scuole superiori.
«Ebbene sì, ciò che si sperava non potesse accadere sta accadendo. Nel nostro Paese è iniziata la seconda ondata di contagi da Covid-19. Si ricominciano a sentire ambulanze durante il giorno quasi come durante il periodo più buio per il nostro Paese. I contagi aumentano ogni giorno, ciò è dovuto all’aumento dei tamponi, il tasso di positività si aggira sul 9-10 per cento (9/10 tamponi = 1 positivo). Con ciò non voglio dire che il virus non esista, anzi da bergamasco ne ho la prova certa della sua esistenza vedendo i danni che ha fatto nella nostra provincia, ma sto semplicemente dicendo che a parer mio c’è troppo terrorismo psicologico.
Mi spiego meglio: se questo numero di tamponi fosse stato effettuato nel periodo marzo/maggio, avremmo avuto almeno centomila positivi. Non sono né un virologo né un medico, è una mia idea, condivisibile o no. In tutto questo, il governo avrebbe potuto pensare ai trasporti scolastici invece che pensare ai banchi con le rotelle. Il nostro presidente di Regione, Attilio Fontana, ha fatto una scelta a parer mio giusta a richiedere che venisse utilizzata da lunedì 26 ottobre la didattica a distanza per le scuole superiori.
Da studente che prende il pullman tutti i giorni, non mi sento per niente sicuro ad andare a scuola in queste condizioni, in cui i pullman sono stracolmi di gente (non dovevano essere all’80 per cento?). Poi arriviamo a scuola e ci raccomandano di tenere la distanza interpersonale. Finisce la scuola, si esce e si va a prendere il pullman o il treno e si è nuovamente tutti assembrati nel tragitto. Tutto ciò sembra una barzelletta, invece è la realtà. Ovvio, in Italia siamo messi meglio come numero di contagi rispetto a altri Paesi europei come la Francia, la Spagna , la Germania e il Regno Unito. In questi giorni ho ripensato molto al periodo più brutto che ho vissuto fino ad ora, il periodo è quello in cui il nostro Paese è stato in lockdown. La mia unica speranza è che non si torni nuovamente in lockdown o per l’Italia sarà la fine.
La cosa che mi mette ancora più rabbia da bergamasco sono i “negazionisti del Covid“ i quali si ritrovano senza rispettare nessun protocollo. Vorrei vedere se avessero vissuto a Bergamo cosa direbbero adesso… Le ambulanze da mattina a sera, le campane che suonavano a lutto ininterrottamente e, per finire, l’immagine più straziante: la carovana dell’esercito che trasportava le bare fuori regione».