Riposate tranquilli, siete giustificati Essere pigri è un fattore biologico
La pigrizia potrebbe non essere un vizio, ma un fattore biologico. Evitare sforzi ritenuti inutili non è indice di scarso impegno, ma è la diretta conseguenza del nostro codice genetico: siamo fatti così, non possiamo farci niente. Nella maggior parte dei casi, cioè nei casi in cui la pigrizia non è “patologica”, è proprio il nostro DNA a dirci di risparmiare le energie, non affannarci troppo e limitare i movimenti al minimo indispensabile. Non si tratta affatto di qualche forma esecrabile di sedentarietà. Lo hanno dimostrato alcuni ricercatori, che hanno recentemente pubblicato i risultati dei loro studi sulla rivista Current Biology. Il nostro corpo tende a conservare le forze fin dalla Preistoria, quando rimanere freschi a lungo era vitale per cacciare e combattere. Per sopravvivere. Da allora, il codice genetico dell’essere umano è rimasto “impostato” su questa funzione: non bruciare più calorie del necessario, anzi controllare il dispendio energetico. «Se passate ore in palestra cercando di bruciare calorie, potreste rimanere delusi sapendo che, mentre vi impegnate, il vostro sistema nervoso vi rema contro», conclude un portavoce del team di ricercatori della Simon Fraser University di Vancouver, presso cui si è svolto lo studio.
L’esperimento. Per il loro esperimento, i ricercatori hanno analizzato l’andatura e il ritmo di un gruppo di uomini e donne posti su un tapis roulant. Hanno attaccato alle loro gambe degli strumenti che rendevano difficile camminare e hanno osservato che quando le condizioni di camminata diventavano più ardue il comportamento delle persone cambiava totalmente. Sotto sforzo il passo di marcia muta rapidamente, nonostante occorrano decenni per stabilire un’andatura “personale”. Max Donelan ha affermato: «Abbiamo scoperto che le persone cambiano prontamente il loro regime di camminata – incluse le caratteristiche del loro passo, benché siano state stabilite grazie a milioni di passi nel corso della loro vita – per risparmiare un po’ di energia. Ciò conferma che il fatto che preferiamo fare le cose nel modo più semplice possibile, come quando scegliamo il tragitto più corto, o quando ci sediamo piuttosto che rimanere in piedi».
L’intelligenza dei pigri. I ricercatori sono convinti di avere trovato delle basi fisiologiche per un fatto altrimenti ritenuto etico-comportamentale, e cioè la pigrizia: «Persino con un tipo di moto ben collaudato come il camminare, il sistema nervoso monitora l’uso delle energia e ri-ottimizza continuamente i movimenti nel costante tentativo di agire nel modo più conveniente possibile», afferma Donevan. La collega Jessica Selinger continua: «Persino quando scegliamo di portare a termine un compito che richiede più energia, come quando scegliamo di andare a correre, il nostro sistema nervoso lavora duramente per far rendere ogni movimento. Questa è una cattiva notizia per chi si concede un bis del dessert, pensando di riuscire a smaltire con una corsa». Ma c’è un lato molto positivo, in tutto ciò: ottimizzare l’energia così velocemente e accuratamente segna un punto a favore del sistema nervoso. In altri termini, per essere così pigri occorre essere anche intelligenti.
Nuovi punti interrogativi. Resta tuttavia da scoprire quali siano i processi che portano le persone ad ottimizzare i loro movimenti. Molti studi si sono focalizzati sui miglioramenti ottenuti nel corso dell’evoluzione, attraverso il cambiamento nella forma del corpo, attraverso l’azione dei muscoli, e il funzionamento dei circuiti neuronali. Ma le strategie che portano al risparmio energetico si formano anche nel corso di una vita individuale. Anni di esperienze, infatti, permettono alle persone di imparare il modo più economico per muoversi in situazioni familiari. La “pigrizia” ha dunque aperto vasti campi d’indagine alla scienza del movimento. Molto resta ancora da scoprire.