Ritorno a scuola: tutto a posto, niente in ordine. Dove sono le corse speciali dei bus?
Una mamma di un alunni iscritto al Mamoli racconta una realtà leggermente diversa dalla narrazione ufficiale
Lunedì (25 gennaio) gli studenti delle scuole superiori bergamasche sono tornati, seppur al 50 per cento, a occupare i propri posti nelle rispettive classi. In provincia tutto pare essere pronto per garantire il rientro nelle aule in sicurezza: dal piano di ingressi e uscite a scaglioni, all’aumento del numero di corse degli autobus per evitare affollamenti alle pensiline e a bordo dei mezzi pubblici. La realtà dei fatti però, come molto spesso accade, sembra smentire almeno in parte la versione ufficiale fornita dalle autorità. Soprattutto per quel che riguarda il sistema di trasporto pubblico locale.
Una mamma di un ragazzino che frequenta il liceo Mamoli ha inviato alla nostra redazione la propria testimonianza diretta, nella quale evidenzia la carenza dei bus soprattutto negli orari di uscita dagli istituti. «Ci erano state garantite corse speciali e non ci sono, dovevano essere installati i contapersone e non ci sono», sottolinea.
A risultare penalizzati, manco a dirlo, i ragazzi che vivono nelle valli o nelle frazioni dei paesi, luoghi in cui già normalmente il numero delle corse degli autobus è inferiore rispetto alla città. La limitazione della capienza massima a bordo dei mezzi pone poi un secondo ordine di problemi: quando il pullman raggiunge la capienza massima le fermate non vengono effettuate lasciando i ragazzi a piedi. Se invece le fermate vengono effettuate, il distanziamento sociale e le misure di sicurezza fissate a scuola vengono vanificati.
Di seguito riportiamo per intero la testimonianza ricevuta dalla nostra lettrice:
Approfitto dello spazio del nostro giornale cittadino per avere delle risposte che non riesco ad avere. Finalmente, o forse no, i nostri figli sono tornati in presenza chiedendogli ancora un sacrificio: orari sfalsati per ottemperare alle norme in vigore. Il tutto condito da “rassicuranti promesse” sui mezzi di trasporto.
Bene, anzi male! Malissimo, perché quanto raccontatoci non corrisponde al vero: i ragazzi escono da scuola alle 15 (senza aver pranzato oltretutto, perché a scuola i bar hanno chiuso e non ci sono neanche le macchinette distributrici in molti istituti) e i pullman non ci sono!
II nostri figli tornano a casa dopo due ore per coprire piccole distanze di pochi chilometri. Ci erano state garantite corse speciali e non ci sono, dovevano essere installati i contapersone e non ci sono.
Oltretutto la barzelletta del contapersone evidenzia un altro problema: quando il pullman, secondo criteri non ben identificati del conducente, raggiunge la capienza massima voluta dalle regole del Dpcm sul distanziamento, le fermate non vengono effettuate lasciando i ragazzi a piedi e, poiché corse supplementari non ci sono, come si fa?
Se invece le fermate vengono effettuate, il distanziamento sociale va a farsi benedire, quindi i ragazzi sono pressati come asparagi sui pulmann, con la conseguenza che poi le procedure effettuate a scuola sono assolutamente inutili, vista la qualità del viaggio.
La situazione per i collegamenti per le periferie e le valli è, a dir poco, inadeguata. Frazioni non coperte da nessun servizio con un conseguente enorme disagio da parte dei genitori che devono accompagnare i ragazzi a scuola; genitori che tra l'altro disperatamente stanno cercando di tenersi il lavoro in questo periodo in cui le aziende chiudono.
È questo l’aiuto che volete dare ai nostri figli? Con che faccia le autorità chiedono ai ragazzi dei sacrifici se proprio loro danno questo esempio?
Vorrei delle risposte. Grazie.C. M.