Rizzi, primario al Papa Giovanni: «Il virus è pericoloso, ma non siamo nella seconda ondata»
Il responsabile dell’unità operativa di malattie infettive all’ospedale cittadino spiega perché non dobbiamo farci prendere dal panico nonostante i numeri del coronavirus siano in crescita

di Paolo Aresi
«Non siamo dentro alla seconda ondata». Il dottor Marco Rizzi, parla in maniera chiara: «Non ci troviamo nella quiete di agosto, durante questo settembre qualche nuovo caso si è verificato, a Bergamo abbiamo un paziente in terapia intensiva e un altro in sub intensiva, ma non c’è nulla di drammatico». Rizzi è responsabile dell’unità operativa di malattie infettive all’ospedale Papa Giovanni. Coronavirus e soci sono il suo pane. «Bisogna considerare - dice Rizzi - che si stanno facendo tantissimi tamponi rispetto al passato, quindi bisogna non tanto guardare il numero di positivi, ma la percentuale. E bisogna prendere in considerazione la carica virale».
Marco Rizzi sottolinea come la situazione attuale non abbia niente a che vedere, nemmeno lontanamente, con quanto accaduto tra febbraio, marzo e aprile. In questo momento le persone ricoverate a Bergamo sono due, poi ci sono un paio di pazienti alla Casa degli Angeli di Mozzo, persone che stanno facendo riabilitazione. Nel reparto di malattie infettive e in pneumologia non si annoverano ammalati di Covid. Dice Rizzi: «Nel Milanese c’è più sofferenza anche perché hanno centralizzato i ricoveri per malattie infettive, ma le terapie intensive non mi risulta abbiano difficoltà».
Il primario conferma che il virus risulta ancora pericoloso, non è per nulla diventato innocuo. Tuttavia le cariche virali sono molto diminuite per diverse ragioni, anche grazie al distanziamento e alle mascherine. Spiega: «Davamo per scontato, lo sapevamo bene, che con l’autunno ci sarebbe stato un aumento di positivi e anche di ammalati. Per forza: ricominciano le scuole, si torna sui pullman, sui treni, si sta di più al chiuso, riprendono i rapporti di lavoro... però direi che le cose, rispetto alle previsioni, stanno andando per il meglio, cioè con numeri contenuti. Il sistema di tracciamento dei contatti, i tamponi e le quarantene funzionano».
Sebbene non esista immunità di gregge, a Bergamo possiamo sentirci un po’ più protetti che altrove. «La popolazione è stata molto esposta al virus, il numero di quelli che hanno sviluppato un fattore protettivo è alto, in certi paesi supera il cinquanta per cento. Questo significa che il virus su una bella fetta di popolazione non ha più potere. Se poi ci aggiungiamo la prudenza con mascherine, gel per le mani, distanze, niente assembramenti... allora diciamo che possiamo stare abbastanza tranquilli anche in vista dell’inverno».
Regola d’oro è «evitare i rischi evitabili». Le semplici cautele più volte elencate fanno la differenza. Prestare attenzione, essere prudenti, ridurre le occasioni di contagio, evitare i rischi evitabili, non significa chiudersi in casa o non incontrare nessuno, dice Rizzi. Il medico raccomanda anche il vaccino antinfluenzale, che purtroppo non è ancora disponibile e - sembra - non sarà fruibile da tutta la popolazione. Non è la panacea, di certo, ma è utile; per il vaccino anticovid invece bisognerà aspettare almeno fino alla primavera, chi lo annunciava per dicembre era un illuso. «Ma in ogni caso, di una cosa sono sicuro: una tragedia come quella del marzo scorso non si ripeterà».