Roberto Guerrisi, ucciso a Pontirolo per aver difeso la figlia dalla brutalità del fidanzato
Accusato di omicidio lo zio del ragazzo, Rocco Modaffari: sarebbe stato lui a sparare i due colpi di pistola a bruciapelo
A uccidere a Pontirolo Nuovo Roberto Guerrisi, con due colpi di pistola sparati a bruciapelo, sarebbe stato lo zio del fidanzato di sua figlia, che il 42enne aveva “osato” difendere. Il fattaccio è avvenuto sabato 28 dicembre: i carabinieri nelle scorse ore hanno appunto fermato, come indiziato, il 58enne Rocco Modaffari.
Guerrisi di figlie ne aveva tre, di 15, 18 e 22 anni. La maggiore, fidanzata con il nipote 19enne di Modaffari, era finita al pronto soccorso con un occhio nero, proprio per mano del suo ragazzo, e per questo lo aveva denunciato. La violenza sarebbe avvenuta a Boltiere nell’abitazione in via XXV Aprile dove il 19enne vive con la famiglia. E sarebbe stato talmente violento da spingere i vicini, spaventati dalle urla che sentivano, a chiamare il 112. In seguito a questa chiamata sono intervenuti i carabinieri e un’ambulanza del 118 che ha poi trasportato la 22enne al Policlinico San Marco.
Guerrisi, il giorno dopo quella triste vicenda, è andato così (con il fratello Salvatore e due zii) dai familiari dell’aggressore per avere spiegazioni, senza sapere che per questo ci avrebbe rimesso la vita. La lite sfociata in sparatoria è avvenuta di fronte alla concessionaria Db Car, intestata a Domenico Bonfiglio, padre del 19enne.
La famiglia di Guerrisi è comprensibilmente distrutta. Le figlie e la moglie della vittima si sono chiuse nel dolore, indicibile, che le ha travolte dopo una tragedia inspiegabile. Eppure la consorte ha avuto la forza, tra le lacrime, raggomitolata sul divano di casa, quella in cui viveva con il marito a Boltiere, di pronunciare qualche parola. Intorno a lei a proteggerla, come uno scudo, l'amore di parenti e amici, ancora increduli.
«Assolutamente sì - ha detto piangendo la moglie di Guerrisi - l’aveva denunciato. Mio marito era andato a chiedere spiegazioni... Era una bravissima persona».
«Roberto era un buon padre di famiglia, fedele, un uomo che amava moltissimo le figlie e il suo cane - hanno raccontato alcuni amici riuniti davanti all'abitazione, come impietriti - era conosciuto e stimato in paese come alla Tenaris di Dalmine dove lavorava da 20 anni. Aveva lasciato la Calabria 26 anni fa, e non aveva mai avuto uno screzio con nessuno».
Come sia possibile che una discussione sia finita a colpi di pistola è per tutti un mistero. «È normale presentarsi una pistola? - hanno detto scuotendo il capo - Per noi no, bisogna chiederlo a chi ha sparato».
Roba da terzo mondo!!
VA SEMPRE PRESA POSIZIONE NEI RIGUARDI DELLA VIOLENZA, IN OGNI CONTESTO.LA VIOLENZA PUÒ ESSERE FISICA, MA NON SOLO...E NE SIAMO PURTROPPO ATTORNIATI.
La violenza sulle donne non nasce per caso, ma da contesti degenerati. R.I.P.