La sentenza

Rogo 'ndranghetista di Seriate, condanne per il mandante e gli esecutori

I giudici si sono attenuti alla linea dell'accusa, la pena più alta, 12 anni, al mandante Giuseppe Papaleo

Rogo 'ndranghetista di Seriate, condanne per il mandante e gli esecutori
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Il 6 dicembre 2015 alla Ppb di Seriate, società di autotrasporti, un rogo bruciava 14 tir appartenenti ad Antonio Settembrini. Dall'inchiesta che ne scaturì si è arrivati oggi, lunedì 7 giugno, alle prime condanne per quell'atto, cui fu contestato anche il metodo mafioso da parte dell'accusa.

12 anni di carcere al presunto mandante, Giuseppe Papaleo, già detenuto in carcere, 9 anni a Domenico Lombardo, uno degli esecutori materiali e 8 a Vincenzo Iaria, ritenuto uno dei reclutatori. Condanne in linea con quelle richieste dal pm Claudio Marchisio e Claudia Moregola della Dda di Brescia lo scorso 19 maggio, rispettivamente di 13 anni, 9 anni e 7 anni e mezzo per i tre, con l'aggravante del metodo mafioso. Le difese invece avevano chiesto l'assoluzione degli imputati, mentre oggi si hanno le condanne in primo grado di giudizio. L'obiettivo di Papaleo era quello, attraverso la sua azione criminale, di estromettere la Ppb dalla gara d'appalto per il trasporto ortofrutticolo nella Bergamasca, indetto dalla Sab ortofrutta di Telgate, avvantaggiando così la sua impresa, la Mabero di San Paolo d'Argon.

Per quanto riguarda il ramo delle estorsioni, altro filone seguito dagli inquirenti, a Brescia il 12 marzo scorso Giovanni Condò, ritenuto l'altro esecutore materiale dell'incendio, si è visto oggetto di una condanna in secondo grado a 4 anni e 2 mesi. Condannato dallo stesso tribunale anche il proprietario della Ppb, Settembrini - nel corso delle indagini sarebbero anche emersi rapporti tra Settembrini e la 'ndrangheta di Isola di Capo Rizzuto -, che dopo il rogo si era rivolto a persone poco raccomandabili, degli 'ndranghetisti legati alla cosca reggina dei Tegano-Stefano, per attuare un'estorsione nei confronti di Papaleo, come atto di rappresaglia: per lui 2 anni e 8 mesi di reclusione.

In tutta questa vicenda, risulterebbero i rapporti degli imputati con le cosche e le metodologie mafiose adottate nei confronti dei propri rivali, che aprono degli interrogativi sul livello di infiltrazione al Nord delle organizzazioni criminali.

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