Gli Usa sotto scacco

Russia, 80 km per vincere la guerra e chiudere la porta tra Turchia e Isis

Russia, 80 km per vincere la guerra e chiudere la porta tra Turchia e Isis
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Chi ritiene che la vera forza dell’Isis, in questo momento, sia il rapporto commerciale prediletto con la Turchia per la vendita del petrolio, sarà convinto che la fine della guerra con il Califfato è dietro l’angolo. Sì, perché l’alleanza tra militari russi ed esercito di Assad sta portando i suoi frutti, soprattutto nell’area siriana al confine con i territorio turchi, quella in cui, secondo le prove satellitari fornite da Vladimir Putin i giorni scorsi, colonne e colonne di autobotti portavano l’oro nero dai pozzi in mano all’Isis ad Ankara. L’ultima “porta” rimasta tra le due realtà che la Russia sta combattendo con tutte le sue forze si è ridotta a una striscia di terra di circa 80 chilometri, da est di Azaz a Jarabulus sull’Eufrate. Lo evidenzia alla perfezione una cartina creata da France24, che mostra come i combattenti curdi, che Ankara considera terroristi, si trovino su entrambi i lati di questa striscia di terra, sognando di riunire i loro territori per dare vita al tanto agognato “Stato curdo”.

 

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Quel corridoio di 80 chilometri resta l’ultima zona di collegamento tra Erdogan e l’Isis. E, secondo Putin, quella è anche l’area attraverso cui passa il petrolio dell’Isis diretto ad Ankara e i rifornimenti di quest’ultima diretti al Califfato. Non stupisce infatti che proprio quella striscia di terra sia una delle più militarmente trafficate di tutta la Siria: proprio lì, da diverse settimane, è stato creato un presidio fisso gestito da turcomanni e i Lupi Grigi, cioè le formazioni d’elite dell’esercito turco. Sebbene la cartina sia opera di media francesi e si basi su informazioni facilmente provabili (i servizi di intelligence israeliani, che da diverso tempo collaborano con quelli russi per la guerra in Siria, hanno confermato la cosa), gli Stati Uniti continuano a negare che la Turchia dedichi particolare attenzione a quella fascia territoriale. Secondo la Russia il motivo è semplice: a pochi chilometri di distanza, nella città turca di Incirlik, sorge una delle principali basi NATO sul territorio di Ankara. Ciò significa che, sempre secondo Putin, anche la NATO usufruisce dei vantaggi dei loschi traffici in atto tra Turchia e Isis.

 

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Queste però sono solo illazioni. Cosa certa, invece, è che il Sukhoj russo è stato abbattuto dalle forze armate turche proprio mentre era in volo su quella striscia di terra. Secondo una delle tesi più credibili riguardanti quell’incidente che ha decisamente cambiato gli equilibri di questa guerra, l’aereo militare russo stava perlustrando la zona di contatto tra Isis e Turchia per due motivi: dare un messaggio chiaro ad Ankara (del tipo “sappiamo quel che state facendo”), ma anche per individuare nuovi obiettivi da bombardare, cioè nuove autobotti pronte a portare petrolio da una parte all’altra del confine. Una mossa rischiosa e azzardata, che però ha permesso alla Russia, nella sua strategia militare, di far gettare la maschera alla Turchia e avere in mano un casus belli per poter agire con maggior intraprendenza. Da quando, circa 10 giorni fa, il Sukhoj russo è stato abbattuto infatti, Putin non ha più solo come obiettivo difendere Assad e il suo potere, ma anche “rispondere” al guanto di sfida russo.

 

Vladimir Putin

 

La strategia russa è molto chiara: tagliare ogni ponte tra Isis e Turchia. Lo dimostra la politica militare intrapresa, tesa proprio a togliere i territori del Califfato al confine tra i due Paesi. Per farlo, oltre a basarsi sull’appoggio dell’esercito siriano, Mosca s’è conquistata il supporto anche dei curdi, i quali fino a poco tempo fa erano ritenuti dagli Stati Uniti loro alleati. La decisione degli Usa di appoggiare Ankara, però, “obbligando” i curdi a non oltrepassare l’Eufrate su espressa rischia turca, ha presto spinto i curdi nelle braccia di Putin, pronto ad aiutarli a riconquistare la loro terra (che è proprio al confine tra Turchia e Siria) con bombardamenti mirati. Settimane di questa campagna militare ben indirizzata ha portato alla situazione di oggi, con quella striscia di 80 chilometri come ultima porta tra Ankara e Isis. Ciò che si profila all’orizzonte, ora, è un movimento a tenaglia tra i “curdi dell’Est” che attraverseranno l’Eufrate e i “curdi dell’Ovest” che gli andranno incontro, protetti dai famosi S-400 russi che Putin ha posizionato da qualche giorno proprio in quell’area, pronti ad abbattere gli aerei turchi che dovessero tentare di bloccare l’avanzata curda. Una mossa intelligentissima quella di Mosca, che mette fuori combattimento anche Obama: gli americani non muoveranno un dito, visto che i curdi, ufficialmente e su carta, sono ancora i loro alleati. Insomma, l’ennesimo capolavoro strategico di Putin, che è sempre più vicino a vincere la guerra. Almeno la sua.

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