L'ultimo caso i giorni scorsi

Saggio decalogo anti-cyberbullismo

Saggio decalogo anti-cyberbullismo
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L’ultimo caso è dei giorni scorsi: un adolescente vittima di bullismo, denigrato, preso a pugni dai coetanei e un padre che denuncia, postando su Facebook il volto tumefatto del figlio. Per salvare altri ragazzi possibili vittime di atti violenti, aggressivi vessatori. Invece rimasti nell’oscuro, nel silenzio delle scuole, all’interno delle classi, nelle strade del centro e della periferia delle città, specie nei contesti più denigrati. La possibilità per riconoscere il bullismo, i suoi segnali e le sue implicazioni però c’è: lo insegna un vademecum messo a punto dalla Sip, Società Italiana di Pediatria, con la Polizia di Stato e Facebook, coinvolto nel fenomeno crescente del cyberbullismo, attuato cioè via Internet.

 

 

Uno e centomila. L’episodio di bullismo occorso a un tredicenne nel napoletano non è un atto isolato. Secondo gli ultimi dati ISTAT del 2014, il 50 per cento dei ragazzi italiani tra gli 11 e i 17 anni è vittima di bullismo, subito nel 20 per cento dei casi una o più volte al mese e nel 10 per cento anche una o più volte a settimana. Atti che hanno un forte impatto fisco, psichico, sociale e importanti ripercussioni sulla crescita adolescenziale e della vita adulta, sia della vittima ma anche di chi, quegli atti, li ha volontariamente perpetrati. Il fenomeno si stima in crescita, complice anche il digitale che ha diffuso le moderne forme di cyberbullismo, ancora più pericolose e impattanti, perché diffondibili capillarmente, a tutta la popolazione social, e incancellabili. Lì, visibili a tutti per sempre: denigrando la vita e la dignità della persona vessata. Allora alcuni esperti, la Sip, Società Italiana di Pediatria, con la Polizia di Stato e Facebook, hanno stilato un vademecum rivolto a genitori e ragazzi per riconoscere i segnali del bullismo e/o denunciarlo.

 

 

I genitori.  La regola - per adulti e ragazzi - è condividere l’esperienza Internet, anche a libero accesso. Vietarne l’uso non risolve il fenomeno, anzi potrebbe sortire nei giovani e giovanissimi fenomeni contrari. Serve piuttosto insegnare il comportamento corretto di questi strumenti, e parlarne. Si consiglia allora ai genitori di:

  • Avere un dialogo con i propri figli, discutendo con i ragazzi di sicurezza digitale e virtuale, in maniera approfondita, prima possibile, specie se il ragazzo è nell’età critica, quella adolescenziale, e quanto più possibile. Con la stessa serenità con cui si parla di sicurezza alla guida, sul lavoro, negli ambienti scolastici e sociali, nello sport.
  • Educare all’uso delle informazioni. Ovvero chiedere ai ragazzi che tipo di informazioni è lecito condividere sui social e quali sarebbe meglio evitare. Soprattutto in funzione delle vigenti leggi sulla privacy.
  • Tenere i figli per mano. Che significa, accompagnarli, specie i più piccoli che si approcciano per la prima volta al digitale, all’uso corretto della tecnologia, in particolare della navigazione web, sui contenuti generali di Internet o dei siti visitati.
  • Imparare dai propri figli. I quali sono nativi digitali e possono insegnare moltissimo agli adulti in tema di online. È un modo anche per osservare i siti che i ragazzi privilegiano e per rendersi conto se sono consapevoli dei pericoli legati a Internet o comunque per responsabilizzarli verso quest'importante problematica.
  • Rispettare i loro interessi. Specie la comunicazione social fatta di sms, whatsup, Facebook e chat, parte delle loro educazione naturale e quotidianità.

 

 

Ai ragazzi, per non incappare in rischi elevati ma evitabili, è suggerito di:

  • Pensare innanzitutto e stabilire delle regole su che cosa scrivere o postare sui social.
  • Scegliersi i follower. Ossia gli amici giusti, non chattando con tutti e soprattutto non condividendo sui social informazioni sensibili, quali dati personali, fotografie o altre notizie che possano facilmente ricondurre all’identità della persona.
  • Fare attenzione a verificare le informazioni e le impostazioni sulla privacy dei servizi online che si utilizzano, spesso scritte in piccolissime postille ma che potrebbero arrecare danni presenti e futuri.
  • Condividere con gli esperti ciò che non va. Ovvero se si scoprono illegalità o contenuti a rischio sui siti e su Internet in generale, è necessario segnalarlo agli esperti che possono tutelare la nostra sicurezza. In particolare alla Polizia Postale di cui tutte le informazioni sono reperibili al link: commissariatodips.it
  • Parlarne con qualcuno. Meglio con gli adulti: i genitori, gli insegnanti, i fratelli maggiori fino alle forze dell’ordine, se si iniziano a ricevere messaggi minatori o vessanti da parte dei bulli. Per non cadere nella loro rete. Perché un aiuto concreto può essere dato e ricevuto. E il bullismo frenato.
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