Il perché di tanto clamore

Se Fedez ha lasciato la SIAE è anche un po' "colpa" di Bergamo

Se Fedez ha lasciato la SIAE è anche un po' "colpa" di Bergamo
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Forse la sua musica non piacerà a molti e il suo modo di fare e di porsi ancora meno, ma Fedez, a suo modo, sta rivoluzionando il mondo musicale italiano. Dopo aver portato sul web prima, nei negozi di dischi poi e in televisione infine, un'immagine diversa del rapper, ora va ancora più a fondo. Il 29 aprile, infatti, Fedez ha annunciato di aver siglato un accordo con la società inglese Soundreef per affidare a loro la raccolta e la gestione dei suoi diritti d’autore che prima era della SIAE, la Società Italiana Autori Editori. Si tratta del primo cantante italiano importante a lasciare la SIAE e pertanto la sua decisione segna una fondamentale svolta per quanto riguarda il mercato dei diritti d’autore in Italia.

 

Fedez concerto

 

Di cosa si sta parlando di preciso? La SIAE, grazie a una legge del lontano 1941, ha il monopolio in Italia sulla raccolta dei diritti d’autore, ovvero ciò che permette agli artisti di essere pagati ogni volta che le loro opere vengono usate da terzi (in radio, negli spot, nei film o addirittura da un'altra band). Da tempo, però, la SIAE è al centro di numerose polemiche, accusata di una gestione poco trasparente delle sue attività e di esagerate e obsolete lentezze burocratiche. Proprio Fedez, annunciando il suo addio alla Società, ha spiegato: «Ci sono delle problematiche in SIAE che è difficile non tenere in considerazione. Ho letto ad esempio un articolo sul Corriere della Sera nel quale si parlava di come quattro dipendenti su dieci siano legati da parentele politiche e clientelari. Saranno state le vecchie gestioni, certo, ma resta il fatto che l’organico attuale è ancora quello». Poi è andato più nello specifico: «Filippo Sugar (presidente della casa discografica Sugar Music e numero uno SIAE dal marzo 2015, ndr) è probabilmente il miglior presidente che la SIAE potrebbe avere. Detto questo, trovo che il suo essere presidente della SIAE e allo stesso tempo un grande editore strida un po’. In questo Paese si sceglie sempre la soluzione del"meno peggio". La SIAE, che non ha scopo di lucro, ha investito in immobili per 200 milioni di euro, e mi chiedo se tutti gli associati ne siano a conoscenza e che tipo di utilizzo possano farne. Perché io sto cercando casa, e vorrei magari abitare in uno degli immobili SIAE».

La SIAE, dal canto suo, ha commentato la scelta di Fedez con uno scarno comunicato stampa, nel quale spiega di aver «saputo e preso atto della scelta di Fedez e certamente ci dispiace perdere uno dei nostri 80.000 associati. Continuiamo a stimare ed apprezzare Fedez come autore e come artista e tuttavia riteniamo che talune sue dichiarazioni siano frutto di una non corretta informazione. Dal canto nostro, siamo invece contenti di annunciare che dal 1 gennaio 2015 a fine marzo 2016 circa 6mila nuovi autori under 31 si sono iscritti a SIAE», parole a cui seguono una serie di dati relativi all'attiva della Società. C'è però un problema: tutto ciò è possibile perché, in Italia, non esiste un'alternativa alla SIAE e perché, fino alla scelta di Fedez, nessun artista aveva compiuto un passo così lungo.

 

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Cos'è Soundreef (e un pezzettino di Bergamo). Fedez ha spiegato di aver deciso di firmare con Soundreef perché «mi sto giocando il culo insieme a loro». Parole chiare per descrivere, effettivamente, una scelta coraggiosa, ovvero affidare la gestione dei propri futuri guadagni (o di buona parte di questi) a una startup giovane, fondata circa 6 anni fa ma con un cuore italiano. E nella cui attività italiana c'è anche un pezzettino di Bergamo. A dar vita a Soundreef sono stati due italiani, Davide Datri e Francesco Danieli, in Inghilterra da anni per motivi di studio, ma è un anglo-bergamasco, Lucian Beierling, a curare la gestione delle licenze per gli eventi dal vivo in Italia (settore dell’azienda lanciato a maggio 2014). Classe 1982, Lucian lascia Londra – dov’è nato – a 10 anni per tornare, con la mamma bergamasca, nel capoluogo orobico. Qui frequenta il liceo Sant’Alessandro e, dopo la laurea in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano inizia a lavorare per Split Gigs, una piattaforma internazionale di scambio date per concerti ed eventi dal vivo (per loro cura il mercato inglese). Da maggio 2014 inizia invece la collaborazione con Soundreef. La società in questione, oltre a rilasciare autorizzazioni per l’utilizzo di musica, recupera e ripartisce anche royalties per conto di autori, compositori, editori ed etichette, garantendo un’alternativa, in Italia, alla SIAE e SCF. I numeri le danno ragione. Dal 2011 fornisce musica di sottofondo a supermarket, centri commerciali, ristoranti, negozi di elettronica, mobilifici e altro. È diffusa in 11 Paesi nel mondo e paga royalties per oltre 170mila canzoni. Fedez ha spiegato di aver scelto loro perché «voglio sostenere chi fa della trasparenza e della meritrocazia valori fondanti e spero che questa mia scelta possa accendere i riflettori su quanto è necessario fare».

 

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Il problema normativo e la volontà degli artisti. L'accordo tra Fedez e Soundreef diverrà valido a partire dal gennaio 2017. Ma la domanda sorge spontanea: se la SIAE, in Italia, ha il monopolio del settore, com'è possibile che il rapper milanese possa compiere questa scelta liberamente? In realtà il monopolio della SIAE è legittimato dalla normativa italiana, ma non da quella europea. Una direttiva del Parlamento europeo del 2014, infatti, ha dato la possibilità a tutti gli artisti di affidare la raccolta dei diritti d’autore a qualsiasi società volessero. Questa direttiva sarebbe dovuta essere recepita da tutti gli Stati membri entro l'aprile 2016, cosa però non successa in Italia. Come spiega Il Post, Soundreef, anche se è fondata da italiani e si occupa prevalentemente della raccolta di diritti in Italia, ha sede nel Regno Unito. Per la legge italiana, Soundreef non potrebbe occuparsi dei diritti d’autore di Fedez. Dato che però esiste una direttiva europea che l’Italia deve ancora recepire, esiste una certa area grigia. Il ministro dei Beni e delle Attività culturali Dario Franceschini, in passato è già intervenuto sull'argomento, spiegando che, a suo parere, il monopolio funziona meglio dell'apertura al mercato in questo settore.

Una posizione legittima dal punto di vista politico (anche se poi c'è sempre la direttiva europea da rispettare), ma che va in controtendenza rispetto alla volontà di molti artisti. La SIAE, infatti, non offre resoconti dettagliati rispetto alla raccolta dei diritti d’autore e paga gli autori da 6 mesi a un anno dopo la raccolta dei diritti. Soundreef, invece, è una società particolarmente apprezzata perché offre dati facilmente consultabili sulla raccolta dei diritti d’autore e paga gli autori in poche settimane. Sembra infatti che molti autori stranieri preferiscano affidarsi a Soundreef per la raccolta dei loro diritti d’autore in Italia, non fidandosi dei metodi di lavoro della SIAE.

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