Syriza si allea con Anel

“Tsipras &co” hanno vinto in Grecia Ma più di loro l’austerity europea

“Tsipras &co” hanno vinto in Grecia Ma più di loro l’austerity europea

Alexis Tsipras ha vinto, di nuovo. Con circa il 36 percento dei voti, pari a 145 seggi sui 300 del Parlamento ellenico, Syriza si riconferma primo partito della Grecia, e grazie all’alleanza con il partito nazionalista di estrema destra Anel, che conta 10 seggi, avrà la maggioranza assoluta indispensabile per governare. Un successo per nulla scontato, con il polso politico del Paese che nelle scorse settimane vedeva Syriza alla pari con Nuova Democrazia, il principale partito rivale che però non è andato oltre il 29 percento. Ora, dunque, si apre il Tsipras-bis, che paradossalmente si troverà di fronte esattamente le stesse sfide di quando in gennaio, appena 9 mesi fa, la Grecia salutava l’avvento di una forza politica che avrebbe dovuto cambiare drasticamente volto all’economia e alla società ellenica.

Una grande prova di maturità. Da un punto di vista politico, la rielezione di Tsipras è la soluzione migliore che potesse verificarsi: Alexis, infatti, nonostante i complicatissimi rapporti con l’Unione europea e i creditori della Grecia, ha con loro perlomeno un discorso già avviato per quanto riguarda il tema dei prestiti e della ristrutturazione del debito. L’eventuale affermarsi di un nuovo e incognito interlocutore per Ue e creditori avrebbe introdotto una variabile che la Grecia, in questo momento, non può permettersi. Sotto questo profilo, l’elettorato greco, per quanto presentatosi alle urne con una partecipazione ai minimi storici (56 percento di affluenza, record negativo nella storia del Paese), ha dato una grande prova di maturità, comprendendo che la via per uscire dal proprio disastro economico e sociale non può prescindere dagli accordi con Bruxelles, al netto della mission originaria di Syriza che consisteva proprio nell’affrancamento dall’Ue e dai suoi dettami. Ciò detto, la situazione che Tsipras deve affrontare non è cambiata pressoché di un millimetro da quella di 9 mesi fa, se non con due piccoli vantaggi in più: una maggioranza parlamentare più coesa e, come detto, il non dover più opporsi a tutti i costi alle richieste europee in nome dell’investitura di anti-austerità e anti-Merkel che si era voluto a tutti i costi prendere in gennaio.

In sostanza, non cambierà nulla. Rispetto a prima del voto, dunque, non cambierà pressoché nulla. Già durante la campagna elettorale delle scorse settimane Tsipras aveva lasciato intendere che, in caso di rielezione, il suo secondo mandato sarebbe stato teso a proseguire negli accordi con i creditori della Grecia e a continuare sulla linea di collaborazione con l’Ue tenuta negli ultimi mesi. Dunque la strada della riduzione del deficit verrà battuta con sempre maggior vigore, attraverso l’aumento delle tasse, i tagli al welfare e una riforma del sistema previdenziale che dovrà essere messa a punto il prima possibile, insieme a quella del mercato del lavoro. Tutte mosse che intendono mostrare all’Europa una Grecia intenta a raddrizzare la propria economia così da potersi meritare il proseguo dei prestiti (su un piano di 86 miliardi di euro concordato a luglio). Il grande desiderio di Tsipras sarebbe, naturalmente, una riduzione del debito, così da poter tentare, oltre che a risollevare i bilanci pubblici, anche a dare nuova linfa all’economia. Difficilmente troverà terreno fertile, così come difficilmente proverà a puntare i piedi per ottenere qualche sconto.

A che son servite, dunque, queste elezioni? È una domanda che ha una risposta prettamente politica, ovvero dare a Tsipras un Parlamento più gestibile, grazie ad un partito senza più ribelli al proprio interno, e mostrare all’Europa che la via intrapresa, ovvero quella dell’accordo e della mansuetudine, piace al popolo greco. L’“oxi” del referendum di luglio è solo un lontano ricordo, così come i trionfalistici annunci di libertà e indipendenza dello scorso inverno. La ripresa greca avrà tempi lunghissimi, potrebbero volerci decine di anni prima che possa tornare un Paese solido e in salute, e la metamorfosi di Tsipras e Syriza, in senso collaborativo, degli ultimi tempi è un elemento imprescindibile per dare il via a questo processo. Paradossalmente, questa rielezione ha segnato la definitiva sconfitta di Tsipras, o meglio di tutto ciò che Alexis riteneva di poter rappresentare quando salì al Governo lo scorso gennaio. Questo voto, qualora non fosse ancora chiaro, è la definitiva vittoria dell’Europa in Grecia.