200 posti a rischio

Sematic di Osio Sotto, in Regione l'azienda non si smuove: trasferimento in Ungheria

La Fiom-Cgil ha indetto per domani, venerdì 25 settembre, un'assemblea retribuita informativa con tutti i dipendenti: «Decideremo le iniziative di protesta da mettere in campo»

Sematic di Osio Sotto, in Regione l'azienda non si smuove: trasferimento in Ungheria
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Resta alta la preoccupazione dei rappresentanti sindacali a margine del vertice convocato oggi, giovedì 24 settembre, in Regione Lombardia per trattare la vertenza aperta alla Sematic di Osio Sotto. Il gruppo Wittur, di cui lo stabilimento Sematic fa parte, nel corso della IV Commissione del Consiglio regionale (quella dedicata alle attività produttive) ha infatti ribadito la volontà di spostare parte della produzione il più vicino possibile ai nuovi cantieri e mercati. Nel caso specifico in Ungheria.  Quindi, nessuna retromarcia o cambio di rotta da parte della proprietà. Per questa ragione domani, venerdì 25 settembre, dalle 8 alle 9, la Fiom-Cgil ha indetto un'assemblea retribuita informativa con tutti i dipendenti.

«Illustreremo ai lavoratori cosa è stato detto oggi e con loro decideremo le iniziative di protesta da mettere in campo – sottolinea il segretario provinciale Claudio Ravasio -. La società ha confermato di volere delocalizzare gran parte della produzione. I delegati sindacali in Sematic, con la Fiom e le altre organizzazioni sindacali, ma anche con le forze politiche intervenute, non hanno potuto che manifestare la loro contrarietà e parlare di conseguenze sociali disastrose. A rischio, dunque, rimangono circa 200 posti di lavoro». Contro la delocalizzazione si sono già svolti diversi presidi e sono state tenute in totale 25 ore di sciopero, distribuite in diverse giornate di mobilitazione. Intanto, tra gli 80 e i 90 lavoratori sono stati già posti in cassa integrazione ordinaria per 9 settimane.

«È un vero peccato che alcuni auditi abbiano richiesto di non permettere la trasmissione in streaming della Commissione. Finalmente, però, abbiamo incontrato la proprietà, anche se purtroppo non ci sono state novità – commenta il consigliere regionale di Azione Niccolò Carretta -. Quello che si verifica è un insieme di problemi di sistema dati dai diversi costi del lavoro in Europa e alla folle possibilità di usare strumenti straordinari come la cassa integrazione Covid per poi andarsene dall'Italia. Risulta oltretutto una vera e propria beffa che l’ampliamento in Ungheria, Paese di dubbio rispetto delle libertà individuali, sia pagato in parte con fondi europei. Ritengo inaccettabile utilizzare la cassa integrazione per il Covid assecondando altri obiettivi».

Il consigliere Carretta aveva richiesto l’attivazione di un tavolo di crisi regionale per scongiurare il taglio dei posti di lavoro ma, come spiegato dalla Direzione Generale dello sviluppo economico, ciò non è tecnicamente possibile poiché non rientra nel dettaglio di una crisi aziendale. Tuttavia, la Regione si è detta disponibile a convocare le parti. «È di fondamentale importanza ridare dignità al sito produttivo di Osio, salvaguardando il più possibile i posti di lavoro e trovando gli strumenti necessari a tutelare chi dovesse subire un licenziamento – conclude Carretta -. Offro il mio impegno e la mia vicinanza ai 211 lavoratori in bilico e alle loro famiglie».

Nel merito è intervenuto anche il consigliere regionale del Pd Jacopo Scandella. «Si tratta di un’azienda sana, con bilanci in attivo, che non pare avere problemi. Eppure, 220 famiglie rischiano di rimanere a piedi a causa di paventati esuberi, dello spettro dei licenziamenti e persino della chiusura. Bisogna aprire un tavolo di crisi che coinvolga Regione Lombardia e il Ministero dello Sviluppo economico per fare i conti in tasca all’azienda, quantificare la differenza che spinge una realtà così a delocalizzare in Ungheria, capire quali sono i veri problemi e utilizzare questo periodo di risorse straordinarie per vedere se si può compensare questa differenza. Nel contempo, ho chiesto di rilanciare la presenza di Sematic sul territorio, perché la ricaduta economica e sociale è devastante sia per Osio Sotto sia per la provincia di Bergamo».

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