l'appello

Sgombero della Ponchia, un comitato chiede un incontro: «La cascina torni a essere viva»

I residenti si dicono basiti per le modalità dello sgombero, che avrebbe come unica conseguenza quella di consegnare all'abbandono l'immobile. I cittadini chiedono al Comune un incontro per discutere del futuro della Ponchia

Sgombero della Ponchia, un comitato chiede un incontro: «La cascina torni a essere viva»
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«La Cascina Ponchia torni ad essere uno spazio di partecipazione e di socialità, un luogo vivo e vissuto». Lo chiede a gran voce il comitato PonchiaOtto, associazione di quartiere che raccoglie un centinaio di residenti di Monterosso dai 21 agli 89 anni. La Cascina, abbandonata e dal 2013 occupata e autogestita da un collettivo di giovani bergamaschi, è stata sgomberata dalle forze dell’ordine il 6 ottobre scorso su mandato dell’Amministrazione. Uno sgombero che però, per le modalità con cui è stato attuato, ha lasciato basiti i residenti del quartiere. «Non ci saremmo mai immaginati che si potesse assistere a un dispiego di forze dell’ordine tanto spropositato, in una via laterale e completamente residenziale, per porre sotto sequestro la Cascina vuota – sottolineano in un comunicato -. Non è stato immediato trovare le parole per spiegare ai bambini che a quell’ora andavano a scuola cosa stesse succedendo, non è stato piacevole sentirci a disagio nell’uscire di casa».

Per questa ragione gli abitanti del quartiere chiedono che Palazzo Frizzoni renda note le ragioni della «modalità invasiva e simbolicamente violenta che è stata scelta dalle forze dell’ordine per sgomberare la Cascina Ponchia». E nel merito lanciano una proposta al Comune: «lo invitiamo a partecipare ad un confronto pubblico che ci impegniamo a costruire tra gennaio e febbraio in cui residenti, quartiere e rete sociale, ragazze e ragazzi del KAP, l’amministrazione e ogni cittadino possano scrivere insieme il futuro di un pezzo importante della nostra città». I residenti definiscono infatti il collettivo che per anni ha autogestito l'immobile «un vicino di casa vivo e vivace, mosso dalla volontà di offrire un luogo di aggregazione e socialità, alternativo e complementare all’offerta cittadina, pur nell’illegalità». Insomma, una realtà in grado di dare nuova vita alla Ponchia, tornata ad essere dal 2013 un punto di incontro per progetti, dibattiti, corsi, concerti o cene.

Lo sgombero non avrebbe altre conseguenze se non quelle di consegnare all’abbandono un immobile storico che anche grazie al contributo del collettivo è rimasto un bene pubblico. «All’orizzonte non vediamo, sperando di essere smentiti, scenari concreti per il futuro della Cascina – aggiunge il comitato PonchiaOtto -. Speravamo che la vicenda venisse gestita attraverso un percorso partecipato. Chiediamo che l’Amministrazione illustri pubblicamente quali progetti effettivamente realizzabili verranno attuati in quello spazio, quali realtà verranno coinvolte, quali saranno i tempi e la sostenibilità economica di eventuali interventi. Non intendiamo lasciare che la pagina scritta in sette anni dalla cascina, ricca di storie e contenuti, venga strappata e cestinata».

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