Sheila Azzola prepara delizie al mulino del Burro, e chiede delle strade più accessibili
Non si produce più farina, ma ci abita la 38enne con suo figlio e porta avanti l’azienda agricola. «Ho trascorso l’infanzia qui, era la casa di tutti: acqua, cibo e latte non mancavano mai. Mi piacerebbe che tornasse come una volta, ma si dovrebbe sistemare la strada per renderla più agibile»
di Elena Conti
«Mi scusi, per il mulino?». «Per di qua», mi dice la gente del posto, con il sorriso accondiscendente di chi riceve spesso questo tipo di richieste di informazioni. Mi incammino per una strada sterrata in discesa, che dalla località Burro di Alzano porta fino alla valletta del torrente Nesa, e all’improvviso sbuca un fuoristrada che pare un carro armato. Lo guida una ragazza bionda e minuta, la sua disinvoltura al volante mi lascia senza parole. Poi scopro che nel 2010 ha vinto il Campionato Italiano Velocità Fuoristrada e che ha imparato a guidare proprio su questa stradina impervia. Salgo a bordo con maggiore fiducia e mi lascio condurre fino al mulino. In realtà, il vecchio mulino non esiste più. È rimasta la struttura che lo ospitava, oggetto di ristrutturazione dal 2001. Ed è rimasta Sheila Azzola, 38 anni, discendente della famiglia Lombardini che era l’antica proprietaria del mulino. Sheila vive al vecchio mulino con il suo bimbo e porta avanti l’azienda agricola “Mulino del Burro”, dove si vendono prodotti a chilometro zero. Ma un tempo, naturalmente, si faceva la farina.
«Venivano qui da Zogno, Selvino, Lonno e Monte di Nese - racconta Sheila -, trasportavano le granaglie sulle spalle dei muli e le portavano qui per farle macinare. Il mulino era di proprietà della nonna, Costantina Lombardini, e dei suoi fratelli che erano mugnai. Se ben ricordo la nonna diceva che durante la guerra avevano nascosto dei partigiani qui nei dintorni. Nel Dopoguerra, invece, i soldi erano pochi e mantenere la grande ruota di legno che portava l’acqua al mulino era troppo costoso. Oggi la ruota non esiste più, sono rimaste le macine in esposizione. Il mio sogno e della mia famiglia è di rimettere in moto il mulino, un giorno». A testimoniare la storia del luogo c’è un estratto del libro scritto dal sindaco di Alzano, Camillo Bertocchi, sulla storia del paesello di Burro.
Sheila mi conduce alla scoperta dei suoi prodotti naturali, coltivati con pazienza e dedizione. Un lavoro d’altri tempi, che conserva tutto il fascino delle antiche conoscenze dei nonni tramandate nelle generazioni. «Questa terra è ricchissima di sali minerali - spiega -, il terreno è spesso fangoso e questo ha favorito il mantenimento della crescita di erbe spontanee. Le raccolgo e le faccio essiccare, si possono usare per le tisane o per cucinare. Una volta avevo portato ad analizzare la mia menta e i biologi si sono complimentati per la qualità del prodotto. La mia erba preferita è l’aglio orsino, chiamato così perché mangiato dagli orsi per depurarsi dopo il letargo invernale. È una specie protetta quindi lascio il bulbo a terra, ma prendo le foglie e le uso per cucinare soffritti, insalate, frittate, pesti. I miei nonni odiavano l’aglio orsino, dicevano che se le mucche lo mangiavano poi il latte puzzava di aglio».
Non c’è mulino senza acqua, e difatti la Nesa scorre proprio lì vicino. Non siamo distanti dalle famose cascate e dalle magnifiche buche di Nese, infatti sono tanti i turisti che si imbattono nel vecchio mulino nel tragitto verso le buche e sono incuriositi dalla sua storia. «Arrivano persone da tutto il mondo, una volta è arrivata una famiglia di Chicago. Avevano acquistato una guida che indicava le buche di Nese come uno dei luoghi più belli e selvaggi dove fare il bagno e quindi sono giunti fin qui. A volte invece vengono dei gruppi con le guide per visite organizzate lungo il torrente».
Mentre parla, Sheila si guarda attorno soffermandosi su ogni dettaglio della casa e del prato con le panche per i turisti di passaggio, i suoi alberi da frutto e il pollaio con le galline. «Ho trascorso la mia infanzia qui. Vicino al mulino viveva la famiglia di mio cugino e passavamo molto tempo insieme. I nonni preparavano dei panini per i visitatori, glieli offrivano e si mangiava tutti insieme; questa era la casa di tutti, acqua, cibo e latte non mancavano mai. Mi piacerebbe che tornasse come una volta, ma si dovrebbe sistemare la strada per renderla più agibile. Mi piacerebbe che questo posto fosse più attrattivo, diventando un punto di ristoro per i turisti».