Strappata al Califfo la cittadina irachena

Sinjar, l’avanzata dei Peshmerga e il sogno curdo di una vera patria

Sinjar, l’avanzata dei Peshmerga e il sogno curdo di una vera patria

Il leader curdo iracheno Mas’ud Barzani ha annunciato che i peshmerga hanno ufficialmente strappato dalle mani dell’Isis la città di Sinjar, a maggioranza yazida e da oltre un anno caduta nelle mani del Califfo e dei suoi seguaci. Ad aiutare i curdi nell’impresa, gli aerei della Coalizione Internazionale, che dall’alto hanno monitorato le operazioni. La vittoria è assai importante: Sinjar sorge lungo una strategica via di collegamento tra Mosul, roccaforte dell’Isis in Iraq, e Raqqa, la capitale del Califfato in Siria. In più la presa ha un valore simbolico, visto che proprio qui la minoranza yazida nell’estate del 2014 fu trucidata dalla violenza cieca dei miliziani del sedicente Stato Islamico appena nato.

L’opinione di Zuhair al Jezairy. Il giornalista iracheno Zuhair al Jezairy, direttore dell’agenzia di stampa indipendente irachena Aswat al Iraq, afferma su Internazionale che il popolo curdo sta combattendo una triplice battaglia. Da un lato la lotta che oppone il presidente Massud Barzani ai suoi oppositori, una contrapposizione risultato di uno stallo politico da cui è molto difficile uscire. Accanto a questa, ci sono altri due fronti aperti, cruciali per il futuro di questo popolo a maggioranza musulmana sunnita che parla una lingua di origine iranica, tra i pochi a contrastare sin dal primo momento l’ascesa dell’Isis. C’è la battaglia di Tuz-Khurmatu, in Iraq a sud di Kirkuk, e appunto la riconquista di Sinjar. Tutte e tre queste battaglie, secondo al Jezairy hanno una stretta correlazione tra loro: da ciascuna di esse dipende la speranza di veder riconosciuta un’unica grande patria per il popolo curdo.

Chi è Barazani. Mas’ud Barzani è il Presidente della regione del Kurdistan iracheno, provincia autonoma dell’ Iraq, e dal 1979 capo del Partito Democratico del Kurdistan (Pdk). Figlio dell’eroe nazionale curdo Mustafà, nel 2005, dopo la caduta di Saddam Hussein fu scelto come presidente della provincia autonoma, e nel 2009 è stato confermato alla Presidenza, col 66% dei voti popolari. Con Barzani al potere, in meno di dieci anni il Kurdistan iracheno è rinato e oggi il Paese è ricco di infrastrutture e servizi. In vent’anni il suo Pil ha visto una crescita superiore a quello cinese (+12% solo nel 2012). Formalmente è una “Regione autonoma”, ma di fatto è l’unica entità governativa a funzionare come un vero Stato. Quello di Barzani è un governo accusato dagli oppositori di autoritarismo e corruzione, anche se negli anni ha garantito diverse riforme laiche tra cui l’abolizione del delitto d’onore e una generale promozione dell’educazione femminile e dei diritti delle minoranze. Ora però il Paese ha subito uno stop alla crescita e, complici le frizioni con l’opposizione, si trova a fare i conti con una difficile situazione economica, peggiorata anche dai massicci flussi di profughi, in fuga dall’Isis.

La battaglia di Tuz Khurmatu. Ma oltre al fronte di Sinjar, si fa guerra anche a Tuz Khurmatu, nella provincia di Salah al Din, 55 chilometri a sud di Kirkuk. Qui le forze curde Peshmerga avrebbero bruciato negozi e proprietà private degli sciiti, e almeno 5 combattenti iracheni di etnia turcomanna sono morti in seguito agli scontri a fuoco con i Peshmerga. Erano membri delle Unità della mobilitazione popolare, organizzazione paramilitare irachena composta da circa 40 milizie, quasi esclusivamente sciite, alleate con il governo di Baghdad. La città, a maggioranza etnica di iracheni turcomanni ma con ampie minoranze di curdi e arabi, dista circa 200 chilometri dalla capitale Baghdad, a nord, e si trova in una zona di territorio conteso tra il nord amministrato dai curdi e regioni del sud sotto il governo centrale, con una popolazione etnicamente diversificata. Per giorni ha vissuto una specie di assedio: a causa dell’interruzione della strada tra Baghdad e Kirkuk era impossibile uscire dalla città. La zona in cui sorge Tuz Khurmatu è ricca di petrolio e la città è da tempo crocevia del mercato illegale dell’oro nero.