Minacciati pure dall'Isis

Siria, il dramma del popolo druso Schiacciato tra Al Nusra e Israele

Siria, il dramma del popolo druso Schiacciato tra Al Nusra e Israele

Dei drusi si sa poco. Quasi niente. E se ne parla ancora meno, eccetto quando succede qualcosa di grave. È accaduto la scorsa settimana, quando un gruppo di questa minoranza etnica sulle alture del Golan ha attaccato un’ambulanza israeliana che trasportava due feriti siriani. Uno dei due, forse un ribelle che lotta contro il regime di Assad, è morto e l’altro è rimasto gravemente ferito. Immediata la rabbia di Israele, che per bocca del governo Netanyahu ha promesso di trovare i responsabili del gesto e di assicurarli alla giustizia. Ma ancora prima, circa dieci giorni fa, era passato quasi sotto silenzio l’assassinio di un gruppo di una ventina di drusi da parte di miliziani del fronte Al Nusra, costola siriana di Al Qaeda che combatte il regime di Bashar Al Assad.

Il grido di aiuto. Ebbene, questo popolo sta alzando la voce e lo sta facendo per non correre il rischio di essere vittima di genocidio. Chiede a Israele di fare qualcosa affinché possa continuare ad esistere. Essendo pochi numericamente, i drusi hanno sempre rappresentato una minoranza e come tale spesso nel corso della storia sono stati perseguitati. Oggi, però, temono di fare la fine dei cristiani iracheni e degli yazidi: da ovest avanza Al Qaeda e da est i miliziani del califfo Al Baghdadi. Per loro potrebbe essere la fine. Per tutta risposta Israele si barcamena, cercando una via d’uscita quasi diplomatica, proponendo un corridoio umanitario che però al momento ancora non è stato aperto.

Chi sono i drusi. I drusi sono una minoranza etnica e religiosa mediorientale originaria del Levante (cioè la regione che oggi comprende Siria, Libano, Israele e Territori Palestinesi) che parla arabo e pratica una religione a sé stante. In tutto sono poco più di un milione e mezzo di persone, che vivono un territorio che travalica i confini dei Paesi che gravitano attorno alle alture del Golan. Si descrivono come il popolo del monoteismo, discendono da una corrente sciita che pratica l’esoterismo e crede nella trasmigrazione delle anime, che avviene al momento della morte verso un altro essere umano. La vita precedente influenza la successiva in base ai sette peccati capitali. Possono essere considerati simili agli ebrei per via del forte legame tra sangue e religione (drusi si nasce, non si diventa, per questo il matrimonio misto è un’onta). Non sono né cristiani né musulmani: il loro credo mischia elementi dell’ebraismo, dell’islam, del cristianesimo e un po’ di induismo, ma i dogmi della loro fede sono riservati ai soli iniziati. Solo gli adepti possono studiarla, e i religiosi si riuniscono il giovedì e la domenica in luoghi privi di immagini. Per queste loro caratteristiche sono considerati eretici dagli islamisti radicali, specialmente quelli di ramo salafita, che costituisce l’ideologia alla base di Al Nusra e dell’Isis. Quindi un popolo da annientare, o quantomeno da ridurre in schiavitù e far convertire.

I drusi in Israele. Ciò che li rende unici è il loro carattere transnazionale, che rappresenta un caso raro di unità all’interno del Medio Oriente, oltre alla fedeltà al potere. I drusi siriani sono fedeli al presidente Assad e i loro correligionari israeliani sono fedeli al governo di Gerusalemme. Non solo: nel parlamento israeliano i drusi sono ben rappresentati, così come nell’esercito, essendo una delle poche etnie non ebree che presta servizio nell’esercito di Tsahal. Un importante membro del partito al governo nel Paese, il Likud, è druso. È chiaro a questo punto come la questione drusa vada a toccare equilibri di potere delicati e importanti per la stabilità e la credibilità del governo di Netanyahu.

Le accuse al governo di Gerusalemme. Che Israele non sia amico degli arabi è cosa risaputa. E con la Siria lo stato ebraico è in guerra, tra alti e bassi, dal 1967. Ma con l’avvento delle cosiddette primavere arabe e della successiva guerra civile siriana più volte il premier Netanyahu ha ribadito che era meglio un nemico noto (Assad) rispetto a un nemico sconosciuto. A parte qualche sporadica incursione aerea, Israele non ha mai voluto intervenire direttamente nel conflitto siriano prima e nella lotta all’Isis ora. Di fatto però, da qualche tempo i drusi accusano Israele di aver adottato una politica compiacente nei confronti degli islamisti di Al Nusra. Un cambio di passo dettato dall’ossessione israeliana nei confronti dell’Iran: Gerusalemme è infatti convinta che la Siria sia sotto l’influenza di Teheran e che dipenda quasi totalmente dall’aiuto militare delle truppe sciite degli Hezbollah libanesi. Il che è motivo più che giustificato, secondo Israele, per mantenere un atteggiamento ufficialmente neutrale. Per i drusi, però, le cose stanno diversamente e Israele secondo loro starebbe portando avanti da almeno due anni una politica di cooperazione mascherata con i ribelli siriani.

Il bivio di Israele. In quattro anni di guerra civile siriana l’intelligence ebraica ha raccolto minuziose informazioni per capire chi combatte il regime di Assad, lavorando nell’ombra. Adesso la questione drusa pone sul tavolo una potenziale rottura di questi delicati equilibri, perché Israele è a un bivio: esporsi o no? Nel frattempo le fonti militari israeliane forniscono rassicurazioni alla comunità internazionale screditando le notizie dal fronte druso e dicendo che non sarebbe mai avvenuto alcun massacro sul versante siriano. Il rischio genocidio, quindi, sarebbe escluso. Pertanto anche la possibilità di far entrare in Israele i drusi siriani che risiedono nel Golan non occupato, che a parole c’è ma che nei fatti latita.