un intervento durato 5 ore

Sostituito il tratto discendente dell'aorta toracica: al Papa Giovanni nasce un team dedicato

Nasce l'Aortic Team multisciplinare, primo in Italia di questo genere, per il trattamento degli aneurismi e delle problematiche dell'aorta. L'intervento eseguito su un paziente di 43 anni

Sostituito il tratto discendente dell'aorta toracica: al Papa Giovanni nasce un team dedicato
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Un raro e complesso intervento di sostituzione dell’aorta toracica, durato cinque ore, su un paziente affetto da una rara patologia vascolare segna all’ospedale di Bergamo la nascita del nuovo Aortic Team multisciplinare, il primo in Italia di questo genere. Il Papa Giovanni si pone quindi come un centro di riferimento a livello nazionale per il trattamento delle problematiche complesse dell’aorta.

Il paziente, un uomo pugliese di 43 anni, affetto dalla sindrome di Marfan (patologia di origine genetica), al momento del ricovero nella chirurgia vascolare del Papa Giovanni XXIII presentava un aneurisma dissecante di dodici centimetri che comprimeva esofago e cuore, occupando quasi interamente tutta la parte sinistra del torace, rendendo impossibile per l’uomo alimentarsi.

Le tradizionali tecniche di intervento mininvasivo endovascolare però non erano praticabili per ragioni legate alla morfologia dell’aorta del paziente e, di conseguenza, i medici hanno optato per la complessa tecnica “open”, che prevede la sostituzione integrale del tratto aortico.

La squadra che ha eseguito l’intervento 

L’operazione ha richiesto competenze sia chirurgico-vascolari che cardiochirurgiche. A realizzarlo, lunedì 1 marzo, Stefano Pirrelli, neo direttore della chirurgia vascolare, insieme a Samuele Bichi della cardiochirurgia, assistiti da Cosimo Maraglino e Pietro Cefalì della chirurgia vascolare, dalla specializzanda Federica Locatelli e dall’anestesista Lidia Rota Sperti.

L’intervento è stato eseguito a cuore battente, in circolazione extracorporea parziale coordinata da Davide Ghitti, mentre il monitoraggio del midollo spinale veniva seguito da Barbara Frigeni ed Erica Bonaccorsi della neurologia. Il coordinamento infermieristico è stato garantito da Maria Berardelli. Conclusa l’operazione, il quarantatreenne è stato ricoverato in terapia intensiva cardiovascolare, dove è stato seguito dall’équipe di Lorenzo Grazioli. Il decorso post operatorio si è svolto nel migliore dei modi e domenica 14 marzo l’uomo è stato dimesso.

Gli aneurismi toracici 

Possono essere causati da varie patologie: la sindrome di Marfan, la sindrome di Loeys-Dietz e la sindrome di Ehlers–Danlos, altre malattie del tessuto connettivo, l’aterosclerosi, patologie infiammatorie o infettive. Una maggiore predisposizione è favorita anche dall’ipertensione arteriosa, dal fumo, dai traumi e dall’aorta bicuspide.

Tuttavia, nel medio periodo tutti gli aneurismi toracici, di qualunque natura, tendono inevitabilmente alla rottura e la sopravvivenza a 5 anni di pazienti portatori di un aneurisma con diametro maggiore di 6 centimetri è inferiore al 10 per cento.

Questo nuovo Team consente quindi di valutare collegialmente i casi complessi, definendo e realizzando l’intervento più idoneo per ciascun paziente. L’approccio tradizionale prevede l’inserimento di endoprotesi che sostituiscano l’aorta e che, una volta posizionate all’interno del vaso risalendo per via femorale o iliaca, agiscano a pressione, dilatandosi. In caso si decida per il trattamento endovascolare l’anatomia del paziente viene accuratamente studiata e la protesi costruita su misura.

«Questa tecnica non è sempre praticabile – spiega Stefano Pirrelli -. Il vaso che funge da “porta di accesso” talvolta è troppo stretto, altre volte non è rettilineo. L'endoprotesi classica può non avere sufficiente spazio per “aderire” e sigillare l’aorta, in corrispondenza di curvature oppure all’altezza di biforcazioni con altri vasi importanti, come la carotide. Il sistema “open” dell’aorta con protesi è in ogni caso decisamente preferibile nei pazienti con malattie genetiche. Le pareti dei vasi molto fragili hanno un maggiore rischio di dilatazione, che può portare ad un pericoloso scivolamento della protesi tradizionale interna».

Il nuovo Aortic Team multidisciplinare

Si tratta di un modello organizzativo senza precedenti in Italia, dedicato al trattamento degli aneurismi e di tutte le problematiche dell’aorta lungo tutta la sua estensione (dalla valvola alla divisione nelle arterie iliache), dotato delle più moderne tecnologie e apparecchiature destinate alla neuroradiologia, alla cardiologia, alla cardiochirurgia e a quella endovascolare.

L’Aortic Team mette a frutto le competenze di due unità del Dipartimento cardiovascolare diretto da Michele Senni. Ne fa parte infatti la chirurgia vascolare con il nuovo direttore Stefano Pirrelli, specializzato nella chirurgia dell’aorta toracica, toraco-addominale ed addominale. La cardiochirurgia, diretta da Maurizio Merlo, mette a disposizione l’expertise di Samuele Bichi nella chirurgia dell’aorta ascendente e dell’arco aortico.

Ad affiancare le due équipe c’è l’unità di anestesia e rianimazione 2 del direttore Luca Lorini, con le competenze per l’assistenza post-operatoria dei casi complessi cardiovascolari e la gestione delle problematiche respiratorie e renali, incluse le tecniche come la Ecmo per la ossigenazione extracorporea. Le équipe infermieristiche hanno competenze complementari sia per la assistenza di sala che per la degenza. Completano il team i tecnici perfusionisti, i cardiologi emodinamisti ed i tecnici di radiologia.

«L’expertise medico-chirurgica, tecnica e infermieristica della chirurgia vascolare, della cardiochirurgia e dell’anestesia e rianimazione 2 offre un ulteriore possibilità di trattamento per condizioni patologiche rare molto gravi -  conclude Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni XXIII -. Il trattamento delle patologie cardiovascolari, dal periodo prenatale fino all’età pediatrica e poi adulta è una delle attività cliniche per il quale il nostro ospedale è un punto di riferimento nazionale, conosciuto anche all’estero».

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