Spargimento di liquami, intossicati 16 lavoratori a Telgate. L'attacco di Legambiente
L'allarme è scattato la mattina di domenica 3 novembre: su 52 dipendenti, 16 sono finiti in ospedale per problemi legati alle inalazioni
Nausea, vomito, mal di testa e mal di pancia: questi i sintomi accusati da 16 dei 52 dipendenti di una ditta della logistica di Telgate, in via Lombardia, che sono finiti in ospedale a causa delle esalazioni di liquami sversati nei campi vicini.
Un gruppo di lavoratori in ospedale
L'allarme è scattato nella mattinata di domenica 3 novembre, poco dopo le 9, e sul posto sono arrivate due automediche, sette ambulanze, quattro furgoni di supporto per il trasporto dei pazienti, i vigili del fuoco, le forze dell'ordine e i tecnici di Ats. Il personale medico arrivato al magazzino ha valutato i lavoratori, mandandone poi un certo numero in ospedale a Seriate, Chiari, Ponte San Pietro e Papa Giovanni di Bergamo. Tutti i casi erano in codice giallo e verde e presentavano i segni di una probabile intossicazione. Stando alle informazioni a disposizione, nessuno di loro sarebbe in condizioni gravi.
Gli accertamenti dei pompieri hanno permesso di escludere la presenza di gas o altre sostanze nocive nell'aria attorno al magazzino, dove non si tratterebbero comunque sostanze di quel tipo. Hanno invece confermato che l'intossicazione è stata causata dai liquami sparsi nelle vicinanze del polo logistico dove si trova l'azienda. Ats sta inoltre svolgendo ulteriori verifiche.
Legambiente contro lo spargimento incontrollato di liquami
Oggi (lunedì 4 novembre), in seguito all'accaduto, Legambiente ha commentato il problema dell'inquinamento dell'aria, legato appunto allo spargimento dei liquami per le attività agricole: «Dopo l'ennesimo episodio di malori legati ad emissioni moleste da spandimento di liquami zootecnici, presenteremo un esposto alla Procura di Bergamo e ai carabinieri forestali, per contestare la legittimità della condotta dei responsabili dell'inquinamento».
Dal primo novembre, infatti, per effetto delle condizioni atmosferiche che impediscono la dispersione degli inquinanti, in tutta la pianura lombarda è stato disposto il divieto di spandimento di liquami zootecnici, come risulta dalla comunicazione regionale (bollettino nitrati) che viene diramata ogni due settimane a tutti gli agricoltori. Per l'associazione ambientalista, al di là della condotta illecita di singoli allevatori, che sarà eventualmente accertata dalle autorità preposte, quanto accaduto è indizio di una situazione sempre più critica relativamente all'intensità di allevamento nella Pianura lombarda.
«Spinto da un imperativo di aumento della produttività, l'allevamento lombardo è sempre più insostenibile - afferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - . Le aziende agricole chiudono perché i margini sono sempre più risicati, ma i capi allevati non si riducono, bensì si concentrano in allevamenti sempre più grandi, e con sempre maggiori problemi di gestione degli effluenti, quasi sempre in eccesso rispetto alle superfici coltivate che sono disponibili per il loro corretto spandimento».
In questo modo letami e liquami di allevamento, che dovrebbero essere una risorsa per rifornire i nutrienti del suolo, diventano sostanze problematiche, veri e propri rifiuti che vengono smaltiti nei campi coltivati. La normativa europea e italiana sui rifiuti è chiara: gli effluenti zootecnici sono esclusi dalla definizione di «rifiuto» solo quando il loro reimpiego avviene secondo buona pratica agricola.
Quando questa non è rispettata, ovvero quando i quantitativi distribuiti nei campi eccedono il fabbisogno di nutrienti delle colture, l'esclusione viene meno, e lo spandimento diventa a tutti gli effetti una pratica illecita di smaltimento rifiuti. «Non stiamo parlando di modiche quantità: la produzione complessiva di liquami e letami negli allevamenti lombardi è di circa quaranta milioni di tonnellate, cioè quasi dieci volte il peso di tutti i rifiuti urbani prodotti in Lombardia».
Secondo quanto dichiarato da Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia, il volume di questi rifiuti biologici è pari ad almeno il doppio del quantitativo impiegabile sui suoli senza causare pericolose esalazioni e inquinamenti atmosferici, delle risorse idriche e dello stesso suolo.
«Pochi giorni fa, l'Agenzia europea dell'ambiente ha pubblicato il proprio rapporto sulla salute del suolo, da cui risulta che la Pianura lombarda è uno dei principali hotspot europei di inquinamento dei suoli causati da eccessivi apporti di nutrienti - spiega Di Simine -. L’intensità dell'allevamento lombardo è talmente elevata da avere trasformato i terreni agricoli in un'area di grave crisi ambientale. Occorre una politica agricola regionale che persegua un riequilibrio tra numero di capi allevati e territorio, valorizzando le produzioni per sostenere i produttori e impedire la chiusura delle stalle».
i liquami non si possono sversare, il letame non si può spandere, gli impianti di digestione anaerobica non li vuole nessuno. Però comprare l'insalatina in busta e la fettina di manzo al supermercato fa comodo a tutti. Invece di fare domande agli ambientalisti, fatele a quelli del settore, che magari ne capiscono qualcosa.
Legambiente non è forse un associazione che laurea automaticamente ambientalista , cioè massimo esperto di ciò ché avviene in natura con il semplice acquisto di una tesserina associativa?