Rottura o tradizione?

Come sta Cuba dopo i Castro

Come sta Cuba dopo i Castro
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Quando nel 1953 Fidel Castro iniziò una rivoluzione che l’avrebbe portato a fare del suo Paese un riferimento socio-ideologico a livello globale, forse non immaginava che Cuba sarebbe rimasta in mano alla sua famiglia fino al 2018, per 49 anni governata da lui e poi per un decennio dal fratello Raul. Così, quando lo scorso 19 aprile Miguel Diaz-Canel è stato nominato Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri, l’intero Paese (e buona parte del mondo occidentale) è rimasto col fiato sospeso, guardando arrivare al potere nella Repubblica di Cuba il primo Capo di Stato che non porta il cognome di Castro, simbolo della fine di un’era.

 

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Raul Castro. Inevitabile sarà il confronto con Raul, uomo politico riservato, al governo fin dall’inizio della Rivoluzione, da quando, nel 1959, suo fratello Fidel gli affidò l’incarico di Ministro della Difesa. Nominato Presidente del Consiglio dei Ministri nel 2008, Raul dichiarò: «Fidel è insostituibile, a meno che non lo sostituiamo tutti insieme». Uomo nell’ombra, con un sottile senso dell’umorismo e doti organizzative e diplomatiche che gli hanno permesso, negli anni, di tutelare la struttura istituzionale della Rivoluzione, facendosi anche promotore di una serie di riforme che hanno cambiato il Paese, aprendolo all’economia di mercato e incoraggiando i cubani ad investire in attività imprenditoriali private. Sua la decisione, del 2013, di eliminare le severe restrizioni che gravavano sui viaggiatori, scegliendo anche di mettere in pratica una politica più conciliante rispetto ai prigionieri politici. È stato Raul l’uomo che è riuscito a fare da ponte con gli Stati Uniti, permettendo un riavvicinamento ora messo di nuovo in discussione dall’amministrazione Trump.

 

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Miguel Diaz-Canel. Miguel Diaz-Canel, suo successore, è un cinquantasettenne che non ha mai visto la Rivoluzione. Proclamato candidato unico per la Presidenza, Diaz-Canel è stato eletto dal Parlamento (con voto segreto praticamente unanime) come successore di Raul Castro al vertice del governo, anche se quest’ultimo resterà a capo del Partito Comunista fino al 2021. Una nomina che segna, quindi, anche uno spartiacque nell’organigramma istituzionale: per la prima volta, infatti, il presidente cubano non sarà anche il capo del partito comunista, considerato nel Paese la «forza dirigente superiore della società». Diaz-Canel non è un presidente dal carisma paragonabile a quello di Fidel né di suo fratello; è un riformista, al quale viene ora dato il difficile compito di rilanciare la riforme avviate da Raul, ma in parte dimenticate. È a lui che lo stesso Raul ha affidato, negli anni, cariche ministeriali e il compito di rappresentare il Paese in alcune incontri internazionali.

La Cuba del dopo Castro. Appena nominato Capo di Stato, Diaz-Canel ha ringraziato il predecessore, assicurando che il suo ruolo come capo della vanguardia rivoluzionaria resterà invariato; è a Raul che i cubani potranno guardare, come guida a capo del Partito Comunista Cubano. In politica estera, ha assicurato Diaz-Canel, i principi che hanno contraddistinto i suoi predecessori continueranno ad essere rispettati. Non verranno fatti passi indietro rispetto ad alcune linee fondamentali, ma si cercherà di attuare una politica di dialogo.

La Cuba del dopo Castro dovrà cercare di gestire la transizione iniziata con Raul, mettendo in pratica un modello economico e sociale che possa soddisfare i tanti cubani che in questo momento pagano il conto (salato) di una serie di errori del passato, restando in una condizione di cinismo e insoddisfazione. Nonostante questo, e probabilmente con modalità diverse dal passato,anche nel dopo Castro la rivoluzione cubana andrà avanti.