il divieto fa discutere

No agli spostamenti a Natale, Regione insiste: «Decisione iniqua e priva di buon senso»

Per l'assessore regionale agli Enti locali e piccoli comuni Sertori e il vicepresidente di Anci Lombardia Ghilardi si tratta di «regole strampalate e inapplicabili». Il rischio è che la gente non le rispetti

No agli spostamenti a Natale, Regione insiste: «Decisione iniqua e priva di buon senso»
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Il divieto di spostamento tra comuni nelle giornate del 25 e 26 dicembre e del 1 gennaio continua a far discutere. Definita “lunare” dal presidente Attilio Fontana, a rincarare la dose ci pensano Massimo Sertori, assessore regionale agli Enti locali e piccoli comuni, e Giacomo Ghilardi, vicepresidente di Anci Lombardia, per i quali la decisione è «totalmente priva di buonsenso e di equità. Obbliga gli anziani a rimanere soli il giorno di Natale e i ristoranti aperti ma senza clienti e senza ristori».

Il rischio (non così remoto) è che parenti residenti a pochi chilometri di distanza decidano comunque di non rispettare limitazioni, percepite come un semplice scarico di responsabilità sui cittadini senza gli opportuni distinguo tra le diverse aree del Paese. «Il perimetro definito in modo amministrativo - proseguono Sertori e Ghilardi - creerà una condizione profondamente diversa tra la circolazione nelle grandi città rispetto ai piccoli comuni, con tutto ciò che ne consegue. È quindi normale che la popolazione non accetti regole così strampalate, peraltro impossibili da far rispettare».

Un ulteriore timore è che la gente opti per un fuggi fuggi generale prima del blocco degli spostamenti, dando vita a scene di psicosi collettiva e di esodi generalizzati già visti a marzo, quando le stazioni di Milano furono letteralmente prese d’assalto da quanti volevano scappare dalla Lombardia prima del lockdown. «L'arma più efficace per il contenimento del virus a disposizione di chi ha responsabilità di governo - aggiungono - resta quella di evitare gli assembramenti, ma tale arma deve essere utilizzata con equilibrio e attraverso provvedimenti che riescano a conciliare il rigore al vivere comune».

«Le restrizioni previste per esercizi quali ristoranti e hotel, come l'assurda soluzione del “cenone di Capodanno” in camera negli alberghi - concludono Sertori e Ghilardi - rendono le attività ingestibili e sono certamente deficitarie anche dal punto di vista economico: oltre alla beffa dei mancati ristori, in queste ore fioccano già le disdette da parte dei clienti. Anche noi pretendiamo rigore, perché la priorità è la salute dei cittadini, ma contemperato con provvedimenti basati sul buonsenso».

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