Cosa succede quando moriamoai profili Facebook e Twitter
Ogni giorno circa 10 mila persone decedute ricevono nuove richieste d’amicizia, auguri di compleanno o vengono “taggati” in foto di amici su Facebook. Il dato potrebbe apparire fine a sé stesso ed alquanto macabro, ma in realtà apre le porte ad una questione curiosa ed interessante: che fine fanno i nostri profili sui social network nell’eventualità (scongiurata) di una nostra dipartita? Il sito americano Mashable ha condotto un’inchiesta al riguardo, offrendo ai lettori tutte le necessarie informazioni per sapere cosa accade agli account Twitter e Facebook, ovvero i social attualmente più usati, quando un utente muore.
La procedura semplice di Twitter.
Il social dei cinguettii in 140 caratteri cancella automaticamente i profili inattivi da oltre sei mesi, dunque un familiare o un amico di una persona deceduta non dovrebbero fare altro che attendere lo scorrere inesorabile del tempo. Se invece si volesse cancellare dalla rete l’account Twitter in minor tempo, la società offre la possibilità, ad una persona legittimamente autorizzata dal deceduto oppure ad un familiare che possa provare il proprio rapporto di parentela, di modificare i dati personali dell’utente scomparso. Per poter procedere alla richiesta di disattivazione dell’account però, il parente o l’amico dovranno essere in possesso del certificato di morte e degli estremi identificativi del profilo del deceduto. Una volta che l’account Twitter è stato disattivato, il nome utente usato dalla persona tornerà ad essere libero e dunque, eventualmente, utilizzabile da altri.
Il “cimitero” virtuale di Facebook.
Più complicata è la situazione di Facebook, social in cui gli utenti tendono a condividere più informazioni rispetto che ai semplici pensieri in 140 caratteri di Twitter. Foto, informazioni personali, gusti: il grande diario ideato da Zuckerberg raccoglie tutto di noi e non dimentica. Non è prevista alcuna disattivazione automatica per i profili inattivi. Affinché un amico o un parente possa accedere alla pagina personale di un utente deceduto servirà un’autorizzazione di quest’ultimo o un mandato legale. Come per Twitter, per procedere alla disattivazione del profilo, sarà poi necessario essere in possesso del certificato di morte ufficiale e dare prova di essere un parente immediato del deceduto. Facebook però offre un’opzione in più: rendere il vecchio profilo dell’utente scomparso una pagina commemorativa, una sorta di piccolo cimitero virtuale personale, in cui i cari possano tornare a ripercorrere gli istanti di vita condivisi dall’utente. In questo caso la pagina commemorativa non presenterà più il promemoria del compleanno e nessuno potrà richiederne l’amicizia, rimanendo una pagina visibile solamente agli utenti che già erano amici della persona prima della sua dipartita e della trasformazione della stessa in spazio commemorativo.
Quando Facebook avrà più utenti morti che vivi?
Un’ulteriore interessante ricerca sul macabro – ma curioso – rapporto tra social e morte, è quella fatta dal sito XKCD. Negli ultimi anni, Facebook ha avuto una crescita costante e rapidissima, raggiungendo quota 1 miliardo di utenti mondiali nel 2013. Allo stesso tempo, però, diversi utenti sono purtroppo deceduti. La stima è di circa 30 milioni di utenti Facebook morti nei primi otto anni di vita del social. La domanda, dunque, è quanto tempo ci vorrà prima che gli utenti presenti in Facebook siano più di morti che di vivi. XKCD prende in considerazione due ipotesi: la prima è che il social creato da Zuckerberg arresti improvvisamente la propria crescita (ipotesi attualmente irrealistica): in questo caso, dal 2065 inizieranno ad esserci più profili di utenti deceduti che di utenti in vita. La seconda ipotesi invece tiene conto della crescita costante del sito e valuta che solamente dal 2130 in poi ci saranno più profili di utenti morti che utenti vivi e vegeti.
Naturalmente la speranza è che nessuno di voi lettori avrà necessità di far uso delle informazioni che vi abbiamo pocanzi fornito. Ma, come dice un noto detto, “impara l’arte e mettila da parte”, perché non si può mai sapere.