Telefona in biblioteca e incolpa una donna dell'assassinio di Sharon: «L'ho scoperto con il pendolo»
Il 13 agosto la chiamata anonima di un 59enne milanese, denunciato per calunnia, che aveva avuto un contenzioso con un architetto. Si è definito "sensitivo"
L'omicidio di Sharon Verzeni a Terno d'Isola ha avuto implicazioni che sono andate oltre l'assassinio commesso il 30 luglio scorso, diventando un fenomeno mediatico e provocando, a volte, degli effetti del tutto inaspettati. In questo caso, oltre la pura fantascienza, arrivando addirittura a scomodare il paranormale, almeno dalle spiegazioni che si sono cercate di dare, rimediando comunque una denuncia dai carabinieri.
La telefonata anonima in biblioteca
Quando le indagini erano ancora aperte, i militari hanno dovuto raccogliere e poi verificare con estrema cura una moltitudine di segnalazioni, che arrivavano al Nucleo investigativo. Da una di queste era partita l'investigazione che ha a che fare con questa vicenda: era arrivata il 13 agosto, quando a una persona impiegata nella biblioteca di Terno era arrivata una strana telefonata anonima: all'altro capo, una voce maschile indicava una donna, architetto residente a Suisio, come implicata nel delitto.
Il personale del Nucleo investigativo, analizzando i tabulati del telefono fisso della biblioteca, avevano poi individuato l'utente del cellulare che aveva effettuato la chiamata: si trattava di un 59enne del Milanese che, nel lontano 2006, aveva avuto un contenzioso con l'architetto per delle questioni lavorative.
«Sono un sensitivo»
Quando hanno scoperto dove si trovava, in seguito la mattina del 28 settembre si sono presentati alle porte del bed and breakfast dove alloggiava il personaggio, per poi perquisire su autorizzazione del Tribunale la sua stanza, trovando e sequestrando il dispositivo.
Proprio qui però si è rasentato l'assurdo: una volta appreso il perché dell'operazione, l'uomo si è giustificato con i carabinieri spiegando che aveva dato quelle informazioni grazie alle sue presunte doti di sensitivo. Il coinvolgimento della donna nel reato gli sarebbe stato rivelato attraverso l'impiego di un pendolo, come quello usato da diversi indovini. Inutile dire che questa scusa non è servita ad evitargli una denuncia per calunnia, per la quale è tutt'ora sotto indagine.
Quanta gente che non sta bene, che c'è in giro!