Il gip ha negato la libertà vigilata chiesta dalla pm per B. P., la 61enne dipendente dell’Inail, che viveva in zona stadio a Bergamo e si è tenuta per un anno il corpo della madre ultracentenaria in casa.
La donna era già stata dichiarata incapace di intendere e volere dal consulente Massimo Biza e, una volta dimessa dal reparto di Psichiatria del Papa Giovanni, tornerà in pratica libera. Starà a lei, nel caso, rivolgersi a un centro psicosociale o qualche altra struttura per ricevere le cure del caso.
Le motivazioni della richiesta
Il procuratore Giulia Angeleri, come riportato oggi (sabato 4 ottobre) da L’Eco di Bergamo, aveva domandato al giudice per le indagini preliminari Michele Ravelli la libertà vigilata a domicilio, con obbligo di controllo da parte del servizio psichiatrico del territorio. A motivare l’istanza del magistrato non era tanto la pericolosità sociale, che è stata esclusa, quanto il rischio che la signora non sia in grado di autogestirsi, con un conseguente aggravarsi del suo disagio.
Il vizio di mente per lei è infatti totale, con un disturbo da accumulo e uno scompenso affettivo di tipo depressivo, a cui si aggiunge un disturbo psicotico. I vigili del fuoco, insieme alle forze dell’ordine, quando aveva aperto loro la porta dell’appartamento (dopo un anno di segnalazioni e lamentele per l’odore), si erano ritrovati davanti oggetti e scatoloni accatastati in modo caotico. Per loro, era quasi difficile muoversi tra le stanze. Il cadavere della madre era nel letto, sotto delle coperte, come se stesse dormendo. Alla polizia aveva detto che non voleva lasciarla andare e che era morta il 17 dicembre 2024.
Rimossa la morte della madre
L’autopsia ha stabilito che Francesca Pettinato è morta per cause naturali, ma la figlia era comunque stata indagata per occultamento di cadavere e truffa, dato che aveva continuato a ritirare la pensione della persona deceduta, le invalidità e aveva usufruito dei permessi della 104. Il fratello, pure lui di 61 anni, risiede a Genova e le girava ogni mese una cifra per prendersi cura del genitore, dato che lui non poteva muoversi a causa di una disabilità grave della figlia.
B. P., tra l’altro, secondo alcune testimonianze aveva continuato effettivamente a vivere come se l’ultracentenaria fosse ancora viva, ordinando anche due pizze in un caso e ritirandole al pianerottolo dal fattorino, come raccontato da una vicina. L’impiegata statale, dunque, non avrebbe agito così per intascarsi i soldi legati a pensione e invalidità della madre, ma per rimuovere psicologicamente la scomparsa di chi aveva avuto bisogno delle sue cure fino a un anno prima.