La minoranza lascia l'aula

A Torre è scoppiata la polemica sull'ex convento ormai in rovina

A Torre è scoppiata la polemica sull'ex convento ormai in rovina
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Scintille al Consiglio comunale di Torre Boldone. Nella serata di lunedì 27 ottobre, dopo la presentazione dei punti all’ordine del giorno, la seduta si è improvvisamente animata. Fattore scatenante l’interrogazione con richiesta di risposta presentata dalla lista di minoranza "Abitare" in merito al complesso dell’ex convento di Santa Margherita. «Il tetto in questi anni è crollato in più punti, ormai la struttura versa sempre più in uno stato di degrado - ha detto il capogruppo Carlo Marcelli -. Il Comune, come proprietario di questo edifico ha il dovere di mantenerlo in efficienza, ma anche in condizioni di decoro e di sicurezza. Chiediamo al sindaco e a questa amministrazione quando pensano di adempiere agli obblighi in merito alla struttura, che resta un bene culturale e storico per il nostro paese».

 

 

La risposta è arrivata dal vicesindaco, Claudio Sessa: «Il complesso immobiliare è stato acquisito dall’amministrazione Farnedi nel lontano 1986. Negli anni si sono susseguiti diversi tentativi di recupero, purtroppo mai andati a buon fine. Per ben due volte sono mancati i contributi da Regione Lombardia, negati per incompletezza della documentazione allegata. Nel 1998 venne eseguito l’intervento di formazione dei canali di gronda e di smaltimento acque piovane. Costato 23 milioni di lire, è stato finanziato per circa il 40 per cento dalla Provincia di Bergamo. In tutti quegli anni i vostri “antenati politici” hanno avuto cosi a cuore la valorizzazione di questo immobile da investirci solo 13 milioni di lire - ha continuato Sessa -. Successivamente la soprintendenza ha emesso tre decreti: il primo di interesse storico e artistico, con il quale l’immobile veniva vincolato, il secondo per consentirne l’alienazione, il terzo per consentire, nel corpo posto a nord, la destinazione residenziale. Sulla base di un piano di rivalorizzazione dello stabile, si procedette a due bandi di gara, entrambi risultati deserti. Nel 2017 è stato eseguito l’accatastamento dell’immobile e identificato come unità collabente, ossia come fabbricato senza destinazione d’uso, e quindi dismesso. Il comma prevede che gli immobili dismessi devono essere resi inaccessibili mediante la disattivazione dei servizi erogati, ed è quanto fatto dall’amministrazione negli ultimi anni».

Il gruppo "Abitare" ha preso parola, ribadendo di conoscere la storia del convento negli anni e di non aver ottenuto un responso in merito all’interrogazione, ma solo attacchi personali e risposte elusive. Hanno quindi lasciato il tavolo del Consiglio...

 

Articolo completo a pagina 48 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 7 novembre. In versione digitale, qui.

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