banda smantellata

Traffico internazionale di rifiuti metallici: 15 arresti, sequestrati beni per 130 milioni

Nelle indagini coinvolta anche la Guardia di Finanza di Bergamo. Il sodalizio comprava in nero i rottami e si rivolgeva a società compiacenti che emettevano falsi documenti, prima di riconsegnare gli scarti a fonderie o altre società per reimetterli nel mercato

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Sono accusati di aver preso parte ad una vera e propria associazione a delinquere di matrice internazionale, finalizzata al traffico illegale di rifiuti metallici, all’autoriciclaggio dei guadagni illeciti e all’emissione e all’utilizzo di documenti su operazioni inesistenti.

Come riportano i colleghi di PrimaTorino quindici persone sono state arrestate al termine delle indagini condotte dalla procura di Torino, che hanno consentito di individuare un sodalizio criminale dedito all’acquisto in nero di rifiuti metallici in Italia. Rottami per i quali venivano predisposti i documenti contabili e di legge necessari a farli apparire come scarti comprati regolarmente da imprese estere, prima di consegnarli a fonderie o altre società del settore per essere immessi nuovamente nel circuito produttivo.

Inoltre, per poter giustificare i pagamenti destinati all’acquisto dei rifiuti in nero, la banda chiedeva false fatturazioni emesse da società straniere compiacenti. Un sistema ingegnoso e ben rodato, che permetteva di aggirare le rigide norme in materia di rifiuti, ma per il quale era necessario smuovere diverse tonnellate di metallo per renderlo effettivamente redditizio.

Sarebbero 18 mila le tonnellate di rifiuti spostate

Le operazioni hanno coinvolto circa un centinaio di uomini della Guardia di Finanza in diverse provincie sia nel Nord sia nel Sud Italia, tra cui anche la Bergamasca. Alla luce di quanto ricostruito durante le indagini, dal 2018 sarebbero state spostate circa 18 mila tonnellate di rifiuti metallici.

L’organizzazione criminale si è rivelata particolarmente complessa e articolata, con una molteplicità di uffici, persone impiegate, ruoli, mezzi utilizzati, imprese di trasporto, società italiane e straniere coinvolte in quello che era un vero e proprio “settore lavorativo”.  Durante le operazioni sono stati sequestrati beni del valore di 130 milioni di euro.

Per scoprire le società straniere compiacenti che emettevano le false fatture, i finanzieri hanno collaborato anche con le forze dell’ordine di Ungheria, Turchia, Egitto, Pakistan, Cina e Malesia.

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