Forse un malore, forse un errore o un problema al boccaglio: sarà l’autopsia a stabilire le cause della morte di Matteo Bergamelli, bergamasco di 33 anni che ha perso la vita mentre faceva snorkeling in Indonesia, alle isole Gili, la scorsa domenica 25 agosto.
È stato visto in difficoltà: cosa è accaduto?
Una tragedia che, per ora, non ha ancora una risposta. Secondo le prime informazioni, raccolte da L’Eco di Bergamo, il giovane era partito da solo per l’Indonesia e aveva partecipato a un’uscita in barca organizzata. A quanto pare il 33enne è stato visto in difficoltà dagli altri partecipanti e poi ha perso i sensi.
A soccorrerlo le altre sei persone che erano con lui, tra cui anche un medico, ma i tentativi di rianimarlo sono purtroppo risultati vani. Non è chiaro se in quel punto l’acqua fosse profonda, né le esatte dinamiche dell’incidente: a stabilire precisamente cosa ha causato la morte sarà l’autopsia, disposta dalle autorità locali indonesiane.
Stava per trasferirsi in città
Matteo viveva a Pradalunga con i genitori e il fratello, di lavoro faceva il panettiere all’Esselunga di Nembro. Era partito lo scorso 17 agosto, in solitaria, e sarebbe dovuto tornare il 2 settembre: dopo il viaggio si sarebbe trasferito a Bergamo, in Borgo Palazzo, dove aveva già la residenza e aveva preso casa.
A dare la brutta notizia ai genitori, il 26 agosto, sono stati i carabinieri di Albino, informati dall’ambasciata italiana in Indonesia. Anche la Farnesina è stata informata; domenica mamma e fratello partiranno per l’Indonesia per gestire le pratiche di rimpatrio della salma, che potrebbero dilungarsi fino a dieci giorni: prima di dare il proprio nulla osta, le autorità vogliono eseguire gli esami autoptici. Una volta rientrato, saranno celebrati i funerali.