la sentenza

Travolta in bici la notte di Natale, soli 8 mesi all'assassino. La madre: «Uccisa due volte»

L'incidente nel 2017. L'amarezza di Rita Scola. Al guidatore, condannato anche al risarcimento, ritirata la patente per 8 mesi

Travolta in bici la notte di Natale, soli 8 mesi all'assassino. La madre: «Uccisa due volte»
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È stato condannato a otto mesi, sospesi, l’automobilista che nella notte di Natale del 2017 travolse in via Tre Armi Amarilli Elena Corti, morta a 22 anni mentre stava tornando a casa in sella a una bicicletta elettrica.

La sentenza, arrivata al termine del processo celebrato con rito abbreviato al tribunale di Bergamo, come riportano i colleghi di PrimaLecco ha amareggiato non poco i familiari. «Ciao Amarilli – ha ripetuto la madre della vittima, Rita Scola  -, ti hanno uccisa due volte. Perdonaci». Il giudice ha disposto nei confronti dell’imputato anche il ritiro della patente per otto mesi e il risarcimento dei danni, che in parte sono stati anticipati dall’assicurazione.

Ora si attendono le motivazioni della sentenza, che arriveranno entro 90 giorni. «Una volta lette - spiega l’avvocato Guido Camera, del foro di Milano - valuteremo se presentare ricorso in Appello, poiché il giudice ha stabilito il concorso di colpa».

«Non è per la condanna a otto mesi - ha spiegato ai nostri colleghi la mamma, dipendente fino al 2018 del Comune di Calolziocorte -, non è mia intenzione rovinare la vita a chi ha ucciso mia figlia. Sulle strade viaggiamo tutti. Ma mi feriscono il concorso di colpa e la sospensione della patente per soli otto mesi. Quella sera mia figlia tornava dal lavoro, aveva fatto da baby sitter a due bambini, figli di un ristoratore. Le avevo chiesto se voleva che l’accompagnassi, mi ha risposto che non era il caso. Quando ho visto che non tornava ho cominciato a mandare messaggi e a chiamarla; era strano, lei rispondeva sempre. Poi la telefonata e il nostro mondo è andato in pezzi. La perizia dice che mia figlia scendeva in bici da quella strada a 42 chilometri orari, l’avvocato della difesa l’ha paragonata ad una ciclista professionista. Ma io la conoscevo bene e so che lei aveva il terrore della velocità».

Lo schianto

Amarilli era nata e per anni aveva vissuto a Calolziocorte, ma dal 2011 abitava in via Moroni, a Bergamo. L’incidente è avvenuto poco prima dell’una, all’altezza della curva sotto la cannoniera di San Giovanni. La giovane è finita contro una Citroen Cactus, guidata da un uomo, all’epoca di 41 anni. Dopo l’impatto, l’automobilista si era subito fermato e aveva chiamato i soccorsi.

La perizia ha accertato che mentre Amarilli scendeva a una velocità di 42 chilometri orari, l’auto dell’investitore saliva a 48 all’ora. «In base a quanto ha affermato il perito - aggiunge il legale - su quel tratto, cioè a partire dall’incrocio, il limite sarebbe di 50 all’ora, ma secondo noi è di 30 chilometri orari, cioè la velocità indicata dal cartello all’inizio della strada. La sentenza ha comunque riconosciuto la responsabilità dell’imputato».

Amarilli era una giovane estroversa, un’artista che si destreggiava tra flauto, canto e corsi di teatro. Circondata da amici, era legatissima al suo cagnolino Pinky. «A marzo se n’è andato anche Pinky – conclude la madre -, abbiamo perso un altro pezzo di lei. Mi sembra di non averli mai vissuti questi quattro anni, il mio cuore è fermo alla notte di Natale del 2017».

Per ricordare Amarilli la famiglia ha ideato una borsa di studio per artisti. Nel pomeriggio del 19 dicembre al teatro Erbamil di Ponteranica si terranno dei mercatini per la raccolta fondi.

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